venerdì 18 dicembre 2009

Mancanze

martedì 15 dicembre 2009

martedì 17 novembre 2009

mercoledì 28 ottobre 2009

All’amato se stesso dedica queste righe l’Autore

Quattro.
Pesanti come un colpo.
“A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio”
Ma uno
come me
dove potrà cacciarsi?
Che tana m’han preparata?

S’io fossi
piccolo
come il Grande Oceano,
sulla punta delle onde m’alzerei,
carezzerei la luna con il mio flusso.
Dove trovare un’amata
che mi somigli?
Minuscolo sarebbe il cielo per contenerla!

Oh s’io fossi povero
come un miliardario!
L’anima disprezza i soldi:
un ladro insaziabile s’annida in essa.
Ai desideri miei, alla sfrenata orda
non basta l’oro di tutte le Californie.

S’io fossi balbuziente
come Dante
o Petrarca!
Accendere l’anima per una sola!
Ordinarle coi versi di ridursi in cenere!
E le parole
e il mio amore
sarebbero un arco di trionfo:
pomposamente,
senza lasciar traccia, vi passerebbero
le amanti di tutti i secoli.

Oh s’io fossi
silenzioso
come il tuono:
con un sol gemito
farei tremare l’eremo vacillante della terra.
Se
la mia voce enorme
urlerà a tutta forza,
le comete torceranno le loro braccia di fuoco,
e a capofitto si getteranno dalla disperazione.

Coi raggi dei miei occhi rosicchierei la notte:
oh s’io fossi
appannato
come il sole!
Vorrei proprio
abbeverare con la mia luce
il seno smagrito della terra!

Passerò,
trascinando il mio amore enorme.
In quale notte
delirante,
malata,
quali Golia m’han concepito,
così grande
e così inutile?

giovedì 27 agosto 2009

INSIEME


Portami dove c'è gente
Portami dove non bisogna parlare
Portami dove non si paga niente
Portami dove la notte non si spegne
Portami dove si vede la strada
Portami dove non conosco la strada
E fa che il giorno si dimentichi di arrivare
Portami dove è morbido
Portami dove non si sente
Portami dove non si aspetta
E fa che il giorno si dimentichi di arrivare
Portami dove non sono mai stato
Portami dove non sarei mai potuto andare
Portami dove c'è gente
Portami dove non si paga niente
Portami dove non si vede la strada
Portami dove non conosco la strada
Portami dove non si sente
Portami dove non si scende
Portami dove non bisogna parlare
Portami dove non si paga niente
E fa che il giorno si dimentichi di arrivare

EL MUNIRIA : Stanza 218

martedì 4 agosto 2009

Notte e notti.

Ho te in fondo al burrone
della mia realtà interna,
musa,
chiave universale
apri le porte dei sensi:
il caldo è caldo
solo se è più cocente di te
il freddo di meno,
l'alto di più di te,
il basso di meno,
nulla di più affascinante,
nulla di più bello.
La relatività ruota intorno al perno
delle tue dimensioni assolute.
Fai l'amore e sudi cielo,
il desiderio lo esprimi in nuvole
e con sospiri fra i gemiti
le metti in moto,
scegli di usare le mani
per renderti materiale,
scateni la tua malia
con lo sguardo
e mi sciogli in pulviscolo:
io seguo il binario dei raggi del sole
per giungere a te
che domini la luce ed il buio
per esaltare le tue forme.

domenica 2 agosto 2009

Per nessuno

Sul pentagramma dei tuoi capelli
inventa musica il vento
e il mio cuore tiene il tempo
battendo sul petto
e sulla cateratta
delle tue mura ciclopiche
che sfidano la stella polare
e ombreggiano per secoli e chilometri;
io sdraiato sull'erba
devo guardarti riflessa nella Luna,
quando è Luna nuova
affido i miei occhi
ai ricordi di te,
semi piantati nei solchi
del mio encefalo.
Reclamo le mie ferite
come premio di una lotteria
ripudiando l'acquiescenza
della tua lontananza.
I miei desideri e le mie fantasie
vestono camicie bianche
con le maniche legate sul dorso,
si liberano immaginifiche
e vengono risucchiate nel gorgo
di perfetta funzione
a cui nulla sfugge
e lanciate in un'altra dimensione
sterile di felicità
arida di gioia.
Nell'isocronia del pendolo
oscilla il mio sesso lentamente
in cerca di te e dei tuoi prodigi
degli odori che produci
delle parole che assembli
e fai scivolare nel mio naso
che poi vengon fuori dalla mia bocca
e ti chiamano:
amore.

venerdì 31 luglio 2009

Mi manca un senso

E lo shuttle è solo un grande ago
per ricucire il buco dell'ozono.
E per riavvicinare le nostre pelli
avrei bisogno di uno scienziato pazzo
che ci cucisse insieme
come in una scena di un film horror
di bassa categoria.
Guardo la notte densa scendere dal cielo
mischiarsi con la luce liquida del giorno
prepara il cocktail di emozioni del tramonto.
Voglio ubriacarmi fino a sentirmi male
e quando inizierò a vomitare
avrai la soddisfazione di dire
"Te l'avevo detto".
Guardo la notte densa scendere dal cielo
con il suo mantello al collo di stelle
e tu compari per prima
e ti chiami Amore.
I miei occhi sono le mie mani
che cantano sulla tua pelle,
vivono fra tuoi capelli,
bevono dalle tue labbra
e ti vedo come la luce
non è in grado di rivelarti.
Le tue tre dimensioni ne nascondono
altre tre ciascuna,
avrei bisogno di un senso in più
per non perdermi
e non c'è filo d'Arianna
per sfuggirti
che sei come la volta celeste
illudi e impressioni
e mi imprigioni fra atmosfera e gravità
e ogni stella è una porta
che aperta mostra un ricordo
e mi lancia in un altra dimensione.
E io sono sempre me
e tu non lo sei mai stata.
Però fai attenzione.
Lo senti?
Lo senti il rumore di fondo dell'universo?
Lo senti che senza di te mi sento perso?
Lo senti quel grido che chiama il tuo nome
e chiede perdono?

martedì 28 luglio 2009

Parole

Mi dici che vorresti rinascere
che vorresti che io rinascessi con te
per vivere una vita intera insieme
e poi mi guardi negli occhi,
mi stringi la mano e domandi
"Ti piacerebbe?"
sapendo che preferirei non essere mai nato;
e se imparare ad amare
è la cosa più eccezionale
io mi chiedo come smettere.
Nascondimi in un angolo buio
tramortiscimi con le tue ire
il mio corpo in terra
sarà la bisettrice che dividerà
la tua vecchia vita
da quella nuova.

lunedì 27 luglio 2009

Tazze di te

La fede vive una nuova epoca d'oro.
Aumentano i credenti.
Sembra sia normale nei periodi di crisi.
E un tizio alla radio dice che la fine del mondo è vicina perché si sta smettendo di credere in Dio.
Dice queste cose e cita il profeta Benson.
Io rido nella mia ignoranza pensando a Richard Benson.
E penso ed ironizzo sul doppio significato della locuzione "fine del mondo".
Poi spiego la nascita di Gesù Cristo e la verginità di Maria con una fistola retto-vaginale: teoria rivoluzionaria.
Oramai la politica in Italia si fa soltanto con gli scandali, la popolazione è così ignorante che non è in grado di scegliere un candidato per il suo programma.
"L'odio per il proprio corpo è uno dei prodotti più esportati nei paesi in via di sviluppo"
e poi ci si lamenta degli attacchi kamikaze.
Gli autogrill di notte sono il miglior posto dove essere e da dove osservare il golpe silenzioso procedere,
seduto sul primo gradino guardo le poche macchine sfrecciare in sorpasso sui camion sull'asfalto notturno
e dico ad un secchio che il golpe è stato fatto
e che ora manca solo che attacchino la magistratura.
In questo cielo occidentale le nuvole hanno forme strane che non ricordano nessun animale.
Le tue parole non ci potevano portare lontano
avevano le gambe corte e poco trasporto.
Ho piegato i miei sogni e i miei desideri di carta
per seguire le inclinazioni delle mie smanie produttive
e poi li ho lanciati come aeroplani
in venti di disturbi bipolari.
Ricordo i giorni del ritorno e quelli dell'abbandono
li consumo come droga
pagata con monete di delusione.
Mi terrorizza la voglia che ho di scopare con te,
di scivolarti dentro: sei le sabbie mobili
che mi inghiottono e i tuoi seni non sorreggeranno la mia discesa;
ormai con solo la testa fuori, con un bacio mi darai la buonanotte.

mercoledì 8 luglio 2009

Alla ricerca di una soluzione

Treno su siderei binari
parallele dal ritmo sincopato,
fresca neve morbida
algida, lattea, pelle di montagna,
fiume scorri placido
nel letto perlato di luna,
voi partite quando dovete
e giungete dove siete obbligati
e solo la cronaca nera
della catastrofe
vi regala la novità.
Così la mia mente.
Essa aspetta la sciagura
per non giungere da te.

Indifferenza

Leggi il mio nome
fra i titoli di testa
riconosci il mio volto
fra i personaggi
annusi il mio odore
in profumeria
vedi la mia disperazione
per le strade della città
e quando leggi
le mie parole
fatte di lacrime virtuali
piante dalla mia tastiera,
lettere nere
spremute da tasti
tutti uguali,
rimani indifferente.

giovedì 25 giugno 2009

Specchi rotti

Mi lanci occhiate e parole
che si infilzano nell'anima
in profondità come pilastri
su cui io costruisco solide fantasie
azzurre cosmogonie:
tu solco in terra
io seme in aria
il nostro incontro è la scintilla primaria
giovani dei padroni
non di vita o di morte
ma di chiaro amore.

Mi lanci occhiate e parole
che si infilzano nell'anima
in profondità come bianche spade
alle quali ti aggrappi:
con leggerezza il tuo corpo
appeso come un'opera in un museo
affonda il colpo e guida
le lame verso il fondo
stracciandomi come una tela di Fontana
brandelli di quei mille me
coriandoli per il mio funerale.

Come posso non amarti
se devo amarti?
Come puoi amarmi
se non devi amarmi?

giovedì 18 giugno 2009

Con te è normale

Evito di pensarti
che se ti penso
s'alza il vento
e spinge il mare
in violenta tempesta,
la perfezione del volo
dei gabbiani s'abbandona
e si lascia trascinare,
le navi finiscono
sotto l'autorità
di comando delle onde,
questa è la sorte
che spetta ai miei pensieri.
Ecco la burrasca:
il tuo nome
innesco nella gola
deflagrazione sulle labbra
esplosione sui denti,
sconquassa l'anima,
l'avvolge di melassa;
il tuo corpo dipinto
dalla mano di Schiele
taglia l'aria
come un'aquila in picchiata;
il tuo amore ritratto
dai pennelli di Botero
è abbondante, prospero e morbido.
Sono naufrago felice
che non chiede
di essere salvato.

Solo il corpo e la curiosità di te

La tua bellezza senza rispetto
per la mia libertà
mi incatena con un magnetismo che attrae
i miei pensieri e li fa orbitare intorno a te.
Quanto costa la tua pelle?
Dimmelo!
La compro,
ti pago in voglia e desiderio
e poi ti indosso
il più che posso
passassi anche di moda.

sabato 6 giugno 2009

Farewell [5]

Più non s'incanteranno i miei occhi nei tuoi occhi,
più non s'addolcirà vicino a te il mio dolore.

Ma dove andrò porterò il tuo sguardo
e dove camminerai porterai il mio dolore.

Fui tuo, fosti mia. Che più? Insieme facemmo
un angolo nella strada dove l'amore passò.

Fui tuo, fosti mia. Tu sarai di colui che t'amerà,
di colui che taglierà nel tuo orto ciò che ho seminato io.

Me ne vado. Sono triste; ma sempre sono triste.
Vengo dalle tue braccia. Non so dove vado.

… Dal tuo cuore un bimbo mi dice addio.
E io gli dico addio.

-Pablo Neruda-

venerdì 5 giugno 2009

Tra la febbre

Ranicchiandoti come un bimbo nel ventre materno
leggera e calda dormivi sulla mia anima
e sulla mia anima hai lasciato l'impronta
del tuo corpo umano e divino.

In quell'orma si raccolgono le mie lacrime
che piango per il dolore d'esser caduto
inciampando nel ricordo dei tuoi sguardi
impigliato nel profumo dei tuoi capelli.

Pattugli, mitra al collo, le circonvoluzioni
del mio cervello, arresti pensieri
e li comandi con il canto della tua voce
a seguirti dove tu non sei.

Trasparente cavalco il fantasma di un cavallo
dipinto su tela di ragno, anelando nella nebbia
verso il mare e cerco fra le onde e la sabbia
il primo bacio che a me non volevi dare.

mercoledì 27 maggio 2009

Come fai?

Come fai se nel sogno
camminando per strada
mi riconosci in vetrina
nel manichino vestito alla moda,
fuggendo da un pericolo imminente
pescato tra i più assurdi
della fantasia onirica
sono il passante con cui ti scontri,
cadendo nel buio senza protezione
del palazzo che ti corre affianco
mi affaccio da una finestra
mi vedi in un lampo prima del tonfo,
come fai?

Come fai se di giorno
mi confondi con qualcun altro
cambi lato della strada
e ti accorgi che non sono io,
seduta sul treno
riconosci la mia voce
provi a non ascoltare
ma la tua attenzione
cade sempre sulle mie parole,
qualcuno che non vedi da tempo
in conversazione di circostanza
ti chiede di me,
come fai?

Tempi morti.

Disseziono il silenzio
autopsia dei tempi morti,
c'è il sole e piove
osservo al rallenti
le gocce che cadono,
in alcune ti riconosco
e poi ti perdo
persa nelle pozze
le colori pomodoro,
innaffi le piante
da selciata ferroviaria
che crescono e non oltre
fin dove arriva
la forma del treno.

lunedì 25 maggio 2009

Binari

Piccola,
splendore puntiforme
epicentro dell'attenzione
padrona di una bellezza
senza rispetto,
sembra che sorrida
invece ringhi contro
la mia libertà,
costringi il mio sguardo
a perdersi sulle strade rosee,
strade montane,
del tuo corpo
carceriere senza pietà.

Enorme
desiderio mordi
la mia carne calda,
rianimi la curiosità
di bambino:
vorrei smontarti
prendere le parti
profumo, pelle, pensiero
indagarle sotto la lente
azzurra dell'irrazionale
per capire come
funziona il fascino feroce
di cui ti vesti.

venerdì 15 maggio 2009

Nuda sei semplice.

Nuda sei semplice come una delle tue mani,
liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, strade di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.

Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla
come l'estate in una chiesa d'oro.

Nuda sei piccola come una delle tue unghie,
curva, sottile, rosea finché nasce il giorno
e t'addentri nel sotterraneo del mondo.

come in una lunga galleria di vestiti e di lavori:
la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia
e di nuovo torna a essere una mano nuda.

Pablo Neruda

martedì 12 maggio 2009

Conversazione

(Io a Lui)

Stare insieme con una persona è qualcosa di spaventoso:
sei con lei e sei dio, qualsiasi cosa tu faccia è magia ma quando tutto finisce cadi dall'olimpo e ritorni uomo per di più anche un po' patetico.
E' questo che ci spinge ai rapporti secondo me... il desiderio di sentirsi dio.

(e ancora...)

Io dopo 7 anni con lei...
da un giorno all'altro è sparita, senza dirmi nulla.
non mi ha più voluto vedere.
Come al suo solito.
Il nostro rapporto non è mai andato...
7 anni insieme: non è mai andato...
fa ridere;
io sono l'uomo che viene mollato per antonomasia
deve essere un bel adone questo "Antonomasia" visto che mi mollano tutte per lui...
questa fa ridere meno...

(e ancora magari inizio ad annoiare)

...è una questione di rispetto secondo me
se "Ho ancora un sentimento dentro che non mi fa morire ma neanche vivere" devo rispettarlo...

(Alcuni miei pensieri per Lei)

A volte per sopprimere il dolore
delle tue partenze e dei tuoi silenzi
per viaggi o decisa nel finirla fra noi
immaginavo il giorno in cui
saresti tornata,
passavo le ore sotto le coperte
a girare le scene del film
del tuo ritorno e quando arrivava
il momento di fare l'amore
mi masturbavo
con te nuda carne del desiderio
e quella finzione leniva la sofferenza della tua distanza...
e ogni volta che sei tornata mi hai regalato gioia infinita
che ancor ora si perpetua nel ricordo
e ora ti chiedo di tornare non come amante e compagna
ma come amica.

(Liberamente)

Come Mario Ruoppolo ti guardo e non parlo
e se mi chiedono di dire qualcosa di bello
pronuncio il tuo nome.

lunedì 11 maggio 2009

Strani pensieri

Se esistesse una pre-esistenza
in questa vita prima della vita
io sarei l'idea contemplativa di te.
Nell'aria, nelle costellazioni,
nelle ombre in movimento sulle rocce
di una caverna nel pensiero di un dio,
ovunque sia quest'anticamera
la mia contemplazione
sarebbe il filo di connessione
tra esistenza e pre-esistenza
fatto d'intreccio fra la visione del tuo naso,
dei tuoi seni, dei tuoi fianchi, del tuo culo
nell'architettura spaziale delle tue curve.

Questo filo è in grado di rompere l'isolamento
e contaminare con desiderio e passione
la quiete atarassica
peculiare del magazzino dell'esistere,
quando viene meno il privilegio
di essere estraneo alle sofferenze dell'essere
tanto vale pagare il dazio
con moneta di dolore
ed entrare nell'esistenza
tentando la conquista della tua bellezza
senza dimensione
capace di oltrepassare limiti invalicabili.

venerdì 8 maggio 2009

Sciocchezze

Splendido agitarsi di gioia
per un piccolo segno
interpretato per deporre l'uovo della speranza
e poi covarlo nell'illusione
alla ricerca di altri segnali da edulcorare
nonostante la realtà sia chiara.
Mi fai tornare ragazzo
ripudio quell'educazione sentimentale
autoimpartita
in cui regna la ragione e
l'autodifesa
di cui tu sei sempre stata armata
con le quali hai ucciso i sogni.

giovedì 7 maggio 2009

Incendio

Fuoco rosso a dipingere l'inferno
il caldo s'appiccica su ogni cosa
che anche il demonio prende a sudare.
L'ardere dei mobili e delle mura
sotterra le grida viola d'aiuto
consuma l'aria
che la voce non può farla vibrare
toglie il respiro anche alla speranza
che vedrà la vita soffocata dal fumo
o schiacciata dalla caduta delle travi
sfiancate dal bruciare
ed infine morirà anche lei
ma non ultima
che intorno ancora tutto brucia.

mercoledì 6 maggio 2009

Ore rubate e poi sprecate.

Vigliacca! che nella fuga possa inciampare nelle tue carenze
che distratta da un ricordo non t'avveda di un ostacolo e
cada senza stile, come senza stile è stato il tuo silenzio
che annunciava la tua fredda ed imminente partenza.

(Che pena)

Da te nascono le mie lacrime:
è come dire che tu sei i miei occhi.
Come guerra di trincea
spaventi l'animo dei miti
e io ulivo nodoso ne vengo travolto.
Coloro sulla tua schiena
linee che uniscono i tuoi nei
compaiono un cielo e una casa
che galleggia nel verde
e io bacio quella tela
come un credente bacia
l'immagine sacra di un santo.
Vorrei tagliarti in due per guardarti dentro
per sapere quanti anni hai
e tutte quelle notizie semplici
che in pochi minuti di conversazione banale
saltano fuori come rane.

sabato 2 maggio 2009

Questioni al di sopra delle nostre teste

"Questa faccenda del mentire e del dire la verità è una lunga storia, è meglio non azzardare giudizi morali assoluti perché, se daremo abbastanza tempo al tempo, arriverà sempre il giorno in cui la verità diventerà menzogna e la menzogna si trasformerà in verità."

I manichini di De Chirico indossando abiti alla moda ci osservano passeggiare dentro le vetrine mentre con il naso verso le stelle ci domandiamo come sarebbe tagliare quei fili d'acciaio che legano un punto ad un altro.
E poi mi chiedo: se lanciassi un boomerang sarò in grado di riprenderlo nel caso tornasse indietro?

giovedì 30 aprile 2009

Parole per sciacquarsi la bocca: colluttorio.

La tua calligrafia elettronica mi suggeriva di essere tranquillo
nel tempo che ti saresti presa per cancellarmi
e io come avrei potuto rimanere tranquillo?
come sopportare di essere cacciato via dalla mia vita?
ed ora...
Nelle tasche ricordi di te
nella testa antidepressivi e sonniferi.

mercoledì 29 aprile 2009

In centro all'orgoglio

domenica 26 aprile 2009

Cos'è la libertà - Amor Fou

Chiedere un poco di più ci consola
forse vivere sempre di più
ci farebbe superare queste poche ore
sento la nostalgia
di quei riti privatissimi
che ora non celebri più
dentro me contro te
temo la compagnia
di quei fuochi debolissimi
che ora non scaldano più
solo me solo me
ma una scia di pura gioventù
che forse ho rovinato
dove và? dove cade?
io vorrei continuare a pretendere
il meglio di questo tuo giovane cuore
ma non so imparare ad evitare
il segnale di questo mio folle dolore
ma una scia di pura gioventù
che forse ho rovinato
ma una scia di pura gioventù
che non ho meritato
dove và? dove cade?
io vorrei continuare a pretendere
il meglio di questo tuo giovane cuore
ma non so imparare ad evitare
il segnale di questo mio folle dolore

giovedì 23 aprile 2009

Un nuovo modo di amare

Amare le piccole cose
le cose normali sempre
più rare che l'eccezionale
non è poi veramente tale.
Questo ho imparato:
le cose essenziali
sono sottili e silenziose
passano inosservate
non attirano l'attenzione
ma quando mancano
uccidono.

Io non ci capisco nulla...

I tuoi angoli sono vuoti
le tue scatole sparite
e l'eco ha preso il loro posto
e la polvere ora occupa quei spazi
non mi svegli più la notte
andando in bagno
e il tuo russare non genera più imbarazzo
è assurdo... cazzo!

Non riesco più ad immaginarti

Io che non ho mai avuto orologi al polso
senza i tuoi occhi come posso
giungere in orario all'ora del sonno
destarni in tempo per il giorno.
Non riesco più ad immaginarti
e per ricordarti ho troppe poche foto.

sabato 18 aprile 2009

Il Teatro Degli Orrori - Scende La Notte

Sei tu,
sei ancora sempre e solo tu
che voli con ali improvvise e poi cadi giù
hai mai pensato che
mi mangi il cuore e l’anima?
Non importa
Avrei dovuto amarti un po’ di più.
Sei solo,
semplicemente solo
Ti guardi allo specchio e non ti riconosci più

Sei tu,
sei ancora e sempre e solo tu
con quell’aria di chi se ne frega e non ti cerca più
ti sei accorto che
hai gli occhi ancora lucidi?
Non importa
Ti ho visto piangere mille volte ormai
Sei solo,
semplicemente solo
Ti guardi allo specchio e non ti riconosci più

Avrei voluto
Avrei forse potuto
Insieme a te conquistare il mondo
Non vorrai mica scendere?

Hai mai pensato che
La vita è breve e noi
Abbiamo perso tanto tempo smarriti nella città?
Abbiamo smarrito fors’anche noi stessi
anche noi stessi

Hai mai pensato che
Non è finita qui?
Possiamo fare molto peggio e scendere un po’ più giu.
Si scendere un po’ più giù…giù giù
scendere un po’ più giù
Un po’ più giù…

Sei tu,
sei ancora e sempre e solo tu
con quell’aria di chi se ne frega e non ti cerca più
ti sei accorto che
hai gli occhi ancora lucidi?
Ma poi scende la notte
E il buio circonda le nostre vite
Non più libere
Non più libere
Non più libere
Non più libere…

venerdì 17 aprile 2009

"Amore sono io: un assassino..."

Solita location, quella del Circolo degli Artisti, gli artisti in questione questa volta sono "Il Teatro degli Orrori".
L'attesa è più lunga del solito così dilapido tutti i miei averi in birra rossa eliminando in questo modo la paura di perdere il portafoglio durante il concerto e acquisendo oltre uno stato di ebbrezza piacevole anche un senso di libertà e un carico di fatalismo che risponde ad alcune domande tipo "e se rimango senza benzina?" o "se dovesse succedere qualcosa e mi dovesse servire qualche euro?": per quale cazzo di motivo uno si fa queste domande? fanculo la previdenza...
Nel buio totale salgono sul palco i musicanti e scatenano le loro canzoni in una prestazione veramente notevole, con il signor Capovilla chiaramente fuori di se che si scusa per il ritardo...
Fra le canzoni del cd "Dell'Impero Delle Tenebre" sono inserite alcune canzoni nuove da "cantare come se le si conoscesse da sempre" e Refusenik, più un tuffo nel pubblico, pogo moderato, un morso sulla lingua (o perdita di un dente?) del frontman con madonne annesse; il tutto risulta in un concerto memorabile.
Questa volta l'uscita dal locale è più agile del solito, salgo nell'auto parcheggiata alla "membro di segugio" per correre verso casa in una nebbia fittissima che rende il ritorno un viaggio surreale tra macchine e curve che appaiono all'improvviso.
Ancora mi fischiano le orecchie e sono passati due giorni: dottore chiami un dottore!

domenica 12 aprile 2009

lunedì 6 aprile 2009

Quale Allegria

giovedì 2 aprile 2009

mercoledì 1 aprile 2009

Saprai che non t'amo e che t'amo

Saprai che non t'amo e che t'amo

perché la vita è in due maniere,

la parola è un'ala del silenzio,

il fuoco ha una metà di freddo.

Io t'amo per cominciare ad amarti,

per ricominciare l'infinito,

per non cessare d'amarti mai:

per questo non t'amo ancora.

T'amo e non t'amo come se avessi

nelle mie mani le chiavi della gioia

e un incerto destino sventurato.



Il mio amore ha due vite per amarti.

Per questo t'amo quando non t'amo

e per questo t'amo quando t'amo.


Pablo Neruda.

sabato 28 marzo 2009

Simbiosi - Afterhours

donami una vacanza di pietra
senza memoria concreta
che ancora mi sento le dita
fondersi nella tua fica
mentre ti rubo energia
poi tu ti rubi la mia
donami una vacanza di pietra
senza memoria concreta
senza tragedie o rumore
che niente si possa svegliare

giovedì 26 marzo 2009

Una lettera per quando vorrai leggerla.

Stanotte t'ho sognata allegra e sorridente: eri sdraiata su uno scivolo in un prato di quelli che se ne vedono sempre di meno e per i quali facevamo la fila ordinatamente prima di iniziare a fare code alla posta o in banca. Tu sdraiata e io sopra di te con il mento sul ventre mentre mi parlavi come non fai più da tempo dei tuoi problemi, delle tue paranoie, ridevi, ridevi e mi guardavi con i tuoi occhi. Lentamente dall'alto dello scivolo scendevamo verso il basso e arrivati alla fine della corsa tornavamo su con la stessa delicatezza. Che emozione vederti così. Allora appena mi sono svegliato senza preoccuparmi dell'ora ho scritto una lettera per quando vorrai leggerla. Se vorrai leggerla.

La Condanna del Tuo Corpo

mercoledì 25 marzo 2009

Mai

Stanotte sono stato dal dottore
che tra un trentatre e un colpo di tosse
mi ha spiegato che ho un solo cuore
con un ritmo tutto suo nel sangue.
E tornando a casa guidando un pensiero
che mi suggeriva l'insonnia
ho notato che i tuoi insulti architettonici
per nulla hanno cambiato il panorama
di queste strade centrali
tra le quali non vedo l'ora
di non rivederti.
Nella realtà sei veleno in cibo invitante,
nei sogni amore
e appari sotto forma di infinito
e lì ti aspetto
e lì aspetto il giorno che capirai.
Mai.
Il mio cuore unico tutto per te
lo uso nei sogni
e nella realtà poi si vedrà.
Intanto mangio, studio, dormo
e faccio l'amore.
E lì ti aspetto.
E lì aspetto il giorno che capirai.
Mai.

Aspetto - Numero6

Aspetto ogni giorno un tuo errore una caduta di stile
un segno imbarazzato di esistenza fragile e vile
aspetto e mi sento morire.
Aspetto lo sento che sbaglio ma la forza è nel callo
insisto nel telefonarti paranoie il mio sballo
aspetta un tremendo finale.
D'aspetto sempre peggiore aspetto di toccarti ancora.
Aspetto notizie piccanti solo per annientarmi
se ci penso ancora rischio di bruciarmi le carni
un altro sta per farti godere.
Avresti per caso un minuto ho bisogno d'aiuto
per certe stronzate merito di restare muto
aspetta fammi almeno morire.
D'aspetto sempre peggiore aspetto di toccarti ancora.
Mi volevi forte e invece sto piangendo gli ultimi colpi di testa
mi volevi forte e invece sto pensando a un unico colpo qui in testa.
Tirati subito fuori idiota per toccarne ancora.
Mi rimane poco voglio perdere tutto.
Mi rimane poco voglio perdere tutto.
Mi rimane poco voglio perdere tutto.
Mi rimane poco voglio perdere tutto.
Mi rimane poco voglio perdere tutto.

martedì 24 marzo 2009

Molto Più Facile - Moltheni

Ora che tutto è più limpido
voglio che sia inevitabile
come puoi credere e negare che
quando vuoi sei inimitabile
ma io e te orbitiamo nell' ultimo miracolo
i tuoi occhi scintillano
mi credo così ridicolo
prendimi e difendimi
nel mio ventre addormentati
finalmente concedimi qualcosa in più
più che mai facendo finta che
sia per me tutto indistinguibile
mi ricompongo in te e mi mortifico
fino a che tutto sia inutile
ma io e te orbitiamo nell' ultimo miracolo
i tuoi occhi scintillano
mi credo così ridicolo
prendimi e difendimi
nel mio ventre addormentati
finalmente concedimi qualcosa in più
ma io e te abitiamo nell'ultimo miracolo
prendimi e difendimi
nel mio ventre addormentati
finalmente concedimi qualcosa in più
ora che ho colto l' attimo
e tutto è molto più facile
ora che vedo e immagino
tutto è molto più facile
molto più facile.

lunedì 23 marzo 2009

Beato Me

Arrivo in zona, decina di minuti per trovare un posto macchina e sono dentro. E' molto presto, poco prima delle nove quindi entro nel giardino del Circolo degli Artisti dove proiettano la partita Roma - Juventus e c'è una piccola folla. Mi volto verso l'ingresso e noto un tipo, lo fisso, mi fissa, realizzo chi sia, realizza che ho realizzato: Max Collini. Incontro realizzante. Prendo una birra, una sola perché il giorno dopo devo arbitrare o perché dopo devo guidare? non ricordo. Tra un cazzo e un vaffanculo suscitati dallo svolgimento della partita acquisto il biglietto ed entro. Insolita breve attesa perché sono molto puntuali visto che devono muoversi a cacciarci, che alle 0.15 devono ballare: questo dice in sintesi un foglio attaccato al mixer in fondo alla sala.
Aprono il concerto i Tecnosospiri: suoni già sentiti e testi da risentire.
Poi inizia il concerto.
Le canzoni di Dente parlano da sole e tra le canzoni le cazzate di questo fenomeno e i botta e risposta con il pubblico.
E mentre suona mi guardo intorno: il signor Collini canta con trasporto in mezzo al pubblico qualche fila dietro e vedere ciò mi fa inspiegabilmente bene. E guardo tutti intorno e mi sento altrove.
Mi sento negli anni ottanta e sono felice, tutti cantano e nessuno si accorge che li osservo, nessuno si accorge che sono negli anni ottanta e cantano e canto pure io e non importa nulla che sono stonato.
Così in questi '80 ricevo il dono dell'ubiquità e torno indietro: una parte di me torna nella cellula uovo di mia madre e la restante parte nello spermatozoo di mio padre e rido e rido che ora non potrebbero concepirmi e ai problemi ci penso mentre dormo guidando verso casa.

"...A me piace lei e lei piace a me..."

sabato 21 marzo 2009

Sconclusione

Se avevi fame potevi dirlo si sarebbe andati a cena invece ti sei rimangiata sette anni tutti assieme: abbuffata compulsiva.
Sei andata via lasciando questa casa vuota, troppo grande per una persona sola, senza pagare la tua parte dell'affitto, senza portare via le tue cose.
Penso al chimico di De Andrè e al nostro legame: ho cercato sui libri di chimica, su internet ma nessuna pagina lo spiega. Tu hai spezzato i tuoi legami ma i miei sono rimasti intatti come si spiega questo? e allora so come passi le notti e cosa fai dei tuoi giorni e tu dei miei neanche puoi immaginare la minima parte.
Sei una creatura demoniaca perfettamente aderente ai miei desideri: due nocciole che hai voglia di mangiare e puoi solo guardare, il tuo naso divertente dalla cui distanza si scopre che sei un ciclope, le tue labbra a cui rimanere appeso con gli incisivi aspettando che si aprano le valve per mordere la tua lingua e poi il tuo collo. Morderti la testa e il collo, le tue magliette e maglioni piuttosto neri e dal collo troppo stretto per raggiungere le tue spalle dove scansare con sdegno la spallina del reggiseno. Poi, demonio maledetto, mi facevi impazzire alzandoti la maglia e alzando la mia per far combaciare le nostre pelli e così mostravi i tuoi fianchi da cui le mie mani sono sempre partite malvolentieri e solo per scendere sul tuo culo... e tutto il resto a cui non oso pensare che poi sai cosa succede.
E poi quei gesti rari d'amore e d'affetto che sapevano sciogliermi l'artide cardiaca. Troppo rari.
Hai incarnato il mio desiderio transformandoti per rubarmi l'anima prendendo come metro del tuo successo i miei sorrisi e le mie erezioni.
E poi te la sei presa l'anima perché il resto ormai l'avevi e mi domando come hai fatto che io che ci convivo l'avrò incontrata un paio di volte in tutta la mia vita e pensavo fosse scappata chissà dove, pensavo che non ci fosse più. Chissà il diavolo quanto te l'ha pagata, sicuramente poco, così piccola e ignobile.
Finito il tuo lavoro sei partita per andare a cercare cose che hai sempre potuto avere.
Sei andata via lasciando questa casa vuota, troppo grande per una persona sola, senza pagare la tua parte dell'affitto, senza portare via le tue cose.
Saresti potuta rimanere al mio fianco come è sempre stato e sei sparita dicendo senza lacrime che non potevi più baciarmi, fare l'amore o stare con me quando di baci, amore e stare insieme già da tempo non ne volevo sapere.
Ora mi piace immaginarti nel letto di qualcun altro con la ceretta fatta una volta alla settimana invece che una volta ogni mese, a fare spontaneamente cose che ti chiedevo in modo da dimostrarti abile e amabile nell'amore fisico, a dire sì in situazioni in cui dicevi no, a godere quando con me non godevi (del resto io cerco solo vergini perché non so fare l'amore), a dire parole che con me neanche conoscevi... e rido, e mi sorprendo a ridere negli specchi e nelle vetrine e mi sorprendono a ridere che non posso spiegarmi a chi mi chiede spiegazioni.
Poi la notte mi domando come fai a stare nel letto con un altro: io ad avere una mano addosso che non sia la tua, ora, mi sento male perché ti vedo lì al bordo del letto, fuori dal finestrino dell'auto senza espressione che mi guardi.
Chissà che ne pensa di questo l'analista.
E tutto è così misero, sei tu che lo rendi misero, che hai reso inutile il tempo e i gesti, banale l'eccezionale: idiota.
Sei un fantasma... sparisci che stanno arrivando i Ghostbusters: e rido.
Sei andata via lasciando questa casa vuota, troppo grande per una persona sola, senza pagare la tua parte dell'affitto, senza portare via le tue cose.

"...io che ti ho sposata senza anelli ed eri bianca e avevi tante cose nella testa..."
un altro divorzio: al posto dell'avvocato un analista.

venerdì 20 marzo 2009

Parlando di Lei a Te

Io e te siamo semplici uomini
ma io e lei siamo semplici e unici
e quando io cammino accanto a lei
con le sue braccia intorno al collo io
mi sento meglio.
Io e te siamo semplici uomini
io e lei siamo identici e lontanissimi
e oggi io cammino e lei non c'è
e le sue braccia intorno al collo di
chissà chi altro.

(Dente - Album: L'Amore Non è Bello)

Maledizioni alcooliche

"Ti manca molto lei?"
"sì... ma sono felice"
"di cosa?"
"io ho ancora lei dentro e ciò mi rende bello, lei senza di me ritornerà brutta come era prima di tutto questo"

mercoledì 18 marzo 2009

Proteste

mi sento un po' spaesato oggi...
colpa della gente
e della polizia
odio la polizia in tenuta anti-sommossa
odio le forze dell'ordine pronte a mettere disordine alle mie ossa
e ambulanze ovunque e sirene correre dietro alle ambulanze
e io stavo rintanato
con la rabbia
e la tristezza
che sarei andato a fare a botte giusto per farmi picchiare
e sentire un dolore diverso
lanciare qualche sasso tanto per partecipare
che poi, io adoro lanciare sassi
poi faccio il lanciatore dei Devils

Notizie

"Dei militari hanno fatto un colpo di stato e ucciso il presidente della Guinea Bissau così da poter trafficare più facilmente la droga" ti ho detto e tu hai risposto che non stai seguendo molto quello che succede nel mondo. Insomma, non ti interessava questa notizia e del resto non interessa neanche a me.
E quella frase "Ti vedo come il padre dei miei bambini" che sembrava la notizia di un telegiornale italiano chissà se ci interessava.
Nel disinteresse e fra i luoghi comuni hai preso l'ennesimo volo e sei andata via senza ritorno.

Due

Vedo i tuoi occhi in ogni
cosa in numero di due
e subito per vedere
se sei veramente tu
cerco il tuo naso a dividere
e a fare da scivolo verso le tue guance,
verso le tue labbra,
ma mai lo trovo.
Vorrei come un bimbo
scivolare giù.

Pensiero

Guardando fuori dal treno in corsa
ho pensato a quando per
farti sentire più tranquilla
e libera sono stato distante
e scostante e tu
immediatamente ti incazzavi
chiedendomi perché fossi
in collera con te.
Lunatica.
Esaudire tue richieste.
Litigare per ciò.

Un rumore

Io non sono tuo padre,
non puoi nascondermi altrove
dove non mi vedi
perché i tuoi occhi sono miei
le tue mani sul corpo
di qualcuno non sono altro
che la copia delle tue mani su di me
e così le tue labbra e il tuo desiderio:
è come essere in tre
solo che non puoi dire il mio nome
mentre serri la testa con le gambe.
Mi manchi e invece di scansare i pensieri
fischiettando, faccio rumore
battendo con la lingua sui denti.

martedì 17 marzo 2009

Corto Sean Penn - 11.09.01

giovedì 12 marzo 2009

then you've seen me

sabato 7 marzo 2009

Richiesta

Avere ora, di nuovo, il tuo corpo sul mio, non solo mi donerebbe calore riscaldandomi ma sentendo il peso della tua pelle mi ricorderei di essere presente nel tempo e nello spazio, cosa che da sola l'aria non può fare, perché i sensi, abituandosi a quello stimolo minimale, spesso lo tralasciano allo stesso modo di quando si è seduti ed il cervello ormai assuefatto decide che non sia necessario che la coscienza lo sappia. Ogni tanto perdo la consapevolezza di essere vivo... tu sdraiati su di me.

venerdì 6 marzo 2009

2 songs (e non Song 2)



giovedì 5 marzo 2009

Di getto.

La notte passata a piangere lacrime d'anima senza possibilità di freno. Quest'anima di fuoco come lava di vulcano uscendo ha bruciato e distrutto al suo passaggio, solcato il viso che per il dolore, se fosse servito, mi sarei cavato gli occhi.
Oramai senza valore sul banco del tuo mercato aspetto di essere gettato tra le immondizie ed essere raccolto da qualche straccione a cui quest'involucro possa sembrare di una qualche utilità. Mi svendi come un senso di colpa, mi scarichi come chi, dopo aver portato un peso considerevole per tempo immemore, ormai stanco lascia il fagotto schiantarsi a terra senza curarsi dell'impatto e del rumore.
Con il tuo regnare iniquo hai reso il nostro regno uguale a tutti gli altri, dove fame e povertà sono parole quotidiane, col tuo governare sperequante hai ostracizzato chi sotto la finestra del tuo palazzo aspettava che tu decidessi di rendere virtuoso questo stato. E io ho aspettato. Sempre. Quando qualcuno ti ha chiesto dal fondo della piazza urlando "Perché quest'esilio?" con scuse sordide e per nulla aderenti al profilo della verità hai risposto balbettando frasi sconnesse, citato aneddoti e situazioni ponendo la visuale in posizioni di favore per la tua difesa senza il minimo senso del reale.
Ma non ti preoccupare che io non sono montagna la quale una volta distrutta non sarà più in grado di rialzarsi; io sono vulcano e al risveglio, perché prima o poi mi sveglio, la mia lava prima avvolgera come miele tutto intorno poi raffrendandosi diventando solida roccia innalzerà di nuovo questo uomo.
Non ho mai avuto bisogno di una rete perché nulla avrebbe potuto contenere la mia caduta se non tu ma a te piace immaginarmi trapezista che volteggia nel vuoto da un parte all'altra: se vuoi faremo finta che sia così. Ma sempre senza rete.
Mi chiesi di insegnarti cose preziose e di curarti nel bisogno ma senza l'attenzione delle tue orecchie e senza poterti toccare come sarebbe potuto accadere?
Non volevo essere Re ma consigliere fidato perché il mio piacere è vederti nel mondo evolvere ed essere felice.
Solo persone speciali sono in grado di avere tra le mani oggetti altrettanto speciali: la comprensione non è per tutti. Non sai trovare una tasca per nascondere le nostre manette d'oro, non hai una maglia dalle maniche più lunghe che possa coprire questo bracciale inusuale così che solo i più accorti possano comprendere e lo sappiamo che di persone attente ed acute raramente se ne incontrano.
Passeranno questi pochi giorni sotto lo sguardo vigile della tua solita inazione. Questa volta non starò seduto da qualche parte a studiare un piano per fare la rivoluzione: aspetterò, come mi è consono, ma senza speranza, che quella è morta dopo di noi. L'attesa sarà consapevole dell'inutilità delle mille parole dette e che altre mille non servirebbero, ingannerò il tempo scrivendo domande e sensazioni su un foglio che porto sempre con me. E quando sarai lontano non pensare al mio nome durante il quotidiano, che non ti sfugga dalle labbra.
Ora signore vado ad attendere Godot in qualche taverna fuori dal suo regno.

mercoledì 4 marzo 2009

Estratto

... ma l'esperienza e la pratica delle comunicazioni, nel corso delle età, hanno dimostrato che la sintesi è solo un'illusione, è come un'invalidità del linguaggio, a quanto pare, non è come il desiderio di pronunciare la parola amore e non disporre della lingua, ma possedere la lingua e non arrivare all'amore.

José Saramago - Il Vangelo Secondo Gesù Cristo - Einaudi

Prigioniero del Mondo

Avere nelle scarpe
la voglia di andare
avere negli occhi la voglia
di guardare
e invece restare
prigionieri di un mondo
che ci lascia soltanto sognare
solo sognare

No,
se non ci fossi tu io me ne andrei
ey, ey, ey,
e no,
se non ci fossi tu io non sarei
prigioniero del mondo.

Avere nel cuore
una voglia d'amare
avere nella gola una voglia
di gridare
e chiudersi dentro
prigionieri di un mondo
che ci lascia soltanto sognare
solo sognare

No,
se non ci fossi tu io me ne andrei
ey, ey, ey,
e no,
se non ci fossi tu io non sarei
Non sarei prigioniero
di nessuno e di niente
io sarei fra la gente un uomo che fa
quel che sente
OH No,
se non ci fossi tu io me ne andrei
ey ey ey
e no
se non ci fossi tu io non sarei
prigioniero del mondo.

La felicità è la tristezza che fa le capriole

Le difficoltà si superano insieme.
Metti le tue mani sopra i miei occhi ma prima con un tocco leggero dell'estremità delle tue dita tira giù la saracinesca della mia vista come faresti con il corpo senza vita di tuo padre. Tieni i tuoi palmi sui miei bulbi e non farmi vedere l'orrore, guidami! attraverso quest'orrore. Proteggi le mie lacrime da sguardi indiscreti e prima che si schiantino in terra fagli da paracadute, abbi cura di loro.
Mi riduco alla fame per non vedere più dalla fame.
Ho fame e ti mangerei e non laverei i denti per giorni per tenere pezzi di te.
Non sono io a nascondere le valigie nell'armadio eppure sono io quello che vorrebbe sempre partire.
E sei tu quella che vola via.
Ricorda: le difficoltà si superano insieme.

lunedì 2 marzo 2009

Sensibilità

Berlioz pensava spesso alla morte. Per lui era la fine di tutto e la fine di tutto era quello che spesso cercava. Non che fosse particolarmente contento di non esserci più sia chiaro, questo avrebbe interferito con alcuni suoi progetti ma gli avrebbe anche risolto altri problemi. "Che poi chiamarli problemi" diceva lui con onestà "è prendere in giro chi i problemi li ha veramente " e su questo non gli si poteva dare torto. Non era una questione di grandezza delle difficoltà ma di sensibilità: la luce è la stessa per tutti, la sensibilità della pellicola diversa.
Berlioz pensava spesso alla morte ma solo due volte fu sul punto di forzare la mano all'eterna signora.
La prima volta davanti a se aveva una bilancia giocattolo e sul piatto di destra, giallo, metteva dei piccoli pezzi di carta con i motivi per cui sarebbe saltato nel vuoto, su quello di sinistra, verde, si andavano ad accumulare le ragioni che lo portavano a prolungare il suo soggiorno fra i così detti "vivi". Non mi disse quale parte risultò più pesante, sussurrò a mezza bocca che successe qualcosa che lo bloccò e non seppi mai precisamente cosa accadde ma lì, mentre raccontava, nei suoi occhi vidi la passione e la sofferenza che mise nella scelta, vidi le lacrime scendere e non erano semplici lacrime ma distillato di paura.
La seconda e ultima volta invece fu diversa: nessuna dilemma, nessun pensiero, nessuna sofferenza nel pesare i pro e i contro. "Alle due di notte presi una moneta e..." fece una pausa, rise beffardamente e continuò "e... testa o croce... Boccioni o la scritta 20 cent, la fine o la continuazione". Rimasi sorpreso. Questa volta la sua vita era impressa su venti miseri centesimi. Lanciò in aria quel pezzo di metallo dorato e non fu come nei film in cui la moneta rotea lentamente nell'aria in un ralentì con sottofondo di note di suspance: da dove era partita subito dopo la moneta era atterrata, accompagnata nel volo da un brevissimo suono prodotto dall'impatto dell'unghia del pollice sul soldo. Gli chiesi cosa fosse cambiato dalla prima volta, lui rispose neutro "Se fossi morto avrei evitato di risolvere i problemi, restando in vita ho proseguito scansandoli". Non faceva differenza, il risultato alla fine era lo stesso ma l'essersi reso conto di questa cosa l'aveva cambiato. Continuare o meno l'esistenza non era un argomento da ponderare ma da lasciare al caso perché in fondo per lui era uguale.
Ora non so più che fine abbia fatto o cosa faccia, un paio di volte incrociandolo per strada feci finta di non vederlo, qualche amico mi domandò "Non lo saluti?", io risposi "Non so chi sia" e così era, dopo quella sera non sapevo più chi fosse.

domenica 1 marzo 2009

L'orrore di vivere

Li Nummeri.

Conterò poco, è vero:
- diceva l'Uno ar Zero -
ma tu che vali? Gnente: propio gnente.
sia ne l'azzione come ner pensiero
rimani un coso vôto e inconcrudente.
Io, invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te,
lo sai quanto divento? Centomila.
È questione de nummeri. A un dipresso
è quello che succede ar dittatore
che cresce de potenza e de valore
più so' li zeri che je vanno appresso.

Trilussa

venerdì 27 febbraio 2009

In attesa della propria risurrezione

Non sono state le mani legate alla rete del letto e le bende sugli occhi e il sesso a tenermi legato a te, né le serate passate a trasformare le nostre arterie in autostrade d'alcool ma la speranza. La speranza di un abbraccio, di un bacio, di un "ti amo" o quanto meno un misero "ti voglio bene", la speranza di venire prima di qualcun altro, la speranza di non vedere l'imbarazzo nei tuoi occhi di noi davanti ai tuoi amici, che fossi a tuo agio tra loro con me, la speranza di essere protetto da te, la speranza... la speranza...
e se la speranza è l'ultima a morire noi siamo morti già da tempo.
E la speranza muore per ultima perché non è capace di risorgere... e noi?
Tu, come passando fra le porte automatiche di un McDonald, ti risveglierai da quel sonno eterno e tornerai in vita con immediatezza e facilità: tutto normale e nessun segno.
Io oramai troppo legato a quella speranza che mi ha tenuto compagnia per tutto questo tempo, al suo fianco rimarrò nella terra e fra i vermi.

giovedì 26 febbraio 2009

Istruzioni per l'abuso

I miei pensieri sono materia liquida.
Essi nuotano uno dentro l'altro. A volte qualcuno va in profondità e giace sul fondo per riposare o magari nascondendosi nel buio dell'abisso tenta di sbucare fuori all'improvviso per prendere qualche altro pensiero e portarlo con se in superficie, senza nessuna logica, senza troppa premeditazione, giocosamente. Altre volte i pensieri più pesanti e tetri si uniscono tra loro, precipitano in blocchi e rimangono sul fondo e sul fondo ne aspettano altri precipitare, depositarsi sulla loro superficie e stratificandosi sotto la pressione del resto della massa liquida pensosa formare un blocco solido con un volume sempre maggiore: il monolite nero.
I pensieri più leggeri e felici sfrecciano vicino la superficie, ogni tanto saltano al di fuori e ricadendo nel fluido producono schizzi di ricordi. Quando fa più caldo queste saette di pensiero divengono sempre più calde e tra un salto e l'altro si perdono nell'aria vaporizzandosi.
Succede a volte che troppi di questi pensieri si staccano dagli altri riducendo il volume del fluido mentale, facendo si che il monolite nero non stia più nelle profondità ma si avvicini alla superficie. Così molti pensieri veloci impattano sull'infausto blocco polverizzandone piccoli frammenti che nel poco liquido facilmente raggiungono concentrazioni nocive con il risultato di una contaminazione totale. A questo punto i pensieri relativamente più pensanti avvelenati precipitano e si inglobano nel monolite divenendo irrecuperabili, quelli più leggeri infettati che riescono a vaporizzarsi contaminano le altre nell'aria e formano delle nubi nere che scatenano tempeste riempiendo la pozza cerebrale, diluendo sì la tossina rilasciata dal monolite ma anche raffreddando tutti i pensieri e scaricandone di pesanti.
Lo so è assurdo: quei pensieri felici sono causa dell'ingrandirsi di quel triste, solido blocco sul fondo. E sulla sua solidità ci sono le mie basi.

(da accompagnarsi con "Ridi Irene Ridi" - Album: Fiducia nel nulla migliore - Moltheni)

martedì 24 febbraio 2009

Haiku d'emergenza

Una bianca casa
un addio silenzioso.
Sole anemico.

sabato 21 febbraio 2009

Pensiero di oggi

Le belle parole in frasi affascinanti vanno dette sotto voce, divaricando i silenzi con respiri strascinati, quando tutto intorno tace. E noi che più non sussurriamo, che non sappiamo più scegliere parole, spesso ci perdiamo ad urlare cose con poco senso e minor importanza. Noi non siamo straordinari come pensavamo e la nostra condizione è comune. Eccezionale è rispettare doveri mai imposti, costruire sull'incertezza della rena quattro solide mura con un tetto fatto di tutte le sfumature di blu ed essere fiduciosi che non piova. Io non sono straordinario e quanto meno tu. Fuori dal comune è l'abnegazione di sé, essere dono per l'altro, avere maggior indulgenza che per noi stessi. Invece noi ci siamo persi dietro tanti "Io", risparmiandoci miseramente per nessun futuro.
Tu tra l'ironia e il silenzio, con quel velo di cattiveria e sempre una scusa pronta nella tasca dei pantaloni ti senti forte.
Io che curo le mie febbri e i dispiaceri con il sonno sogno sempre meno e spesso mi sento niente.
Noi...

sabato 14 febbraio 2009

mercoledì 11 febbraio 2009

Porterò con me

Porterò con me
l’imbarazzo del primo bacio
e i tuoi occhi nel lago
le tue smorfie piccanti
strofinandoci il naso
la speranza spezzata
di toglierti le calze
di vederti dormire
coi pugni sulle guance
porterò con me
un maglione mai lavato,
le tue cadute nel buio
la sconfitta,
l’ingenuità d’innamorarmi
la tua testa sulla spalla
e i tuoi occhi bagnati
il profumo del legno
e delle lenzuola
porterò con me
l’intimità delle nostre carezze
e sorrisi puerili
la tua silenziosa sorpresa
sotto l’ultima luna
il vento freddo pungente
e l’abbraccio più caldo
e quel fare l’amore
per fermare il tempo.

Ettore Giuradei

domenica 1 febbraio 2009

Psicanalisi

Eravamo giganti di fronte al mondo,
col sole allo zenith
l'ombra di un nostro abbraccio
copriva vellutata chilometri
lungo il nostro sguardo.
Potevamo tutto
e per cogliere un mazzo di stelle
da mettere in un vaso
per ornare il tavolo della cena
bastava, in punta di piedi,
allungare la mano verso il prato blu.
Dunque, poi, ci siamo persi
naufraghi su un'isola
dove tutto è enorme
le forme le stesse di sempre
in dimensioni infinite,
ogni cosa piccola di prima,
enorme ora, ha imposto distanze stellari,
il futile e l'inutile non stanno più
sotto la suola della nostra,
ormai non più vigorosa, pestata.
Quanta malinconia,
è come se piovesse da anni,
un diluvio universale senza fine
perché senza fine sono i nostri peccati,
perché non c'è peccato più grande
di sprecare un amore così.

martedì 20 gennaio 2009

Meta

Abbagliarti mentre mi segui su strade poco battute
cancellare le tue orme in terra,
coprire le tracce nell'aria
perderti in un piano in cui la foschia
ti nasconda il sole, la luna e le stelle
e l'infinito tutto intorno ti vieti
la vista di una via per il ritorno.
E lì io ti sarei necessario
punto di riferimento per la sopravvivenza,
unico a raccogliere le tue parole,
monopolista dei tuoi gesti.
Così ti vorrei mia.
Che sia anche solo inganno
il desiderio di te
supera la mia morale.

domenica 18 gennaio 2009

Glamodrama - Verdena

A volte lei cambia pelle
E lo confessa a me continuamente
Lei esplora l'ordine diffuso da me
Ed ora è chiaro che la carie più viva sei solo tu
Demone, demone come cadi bene, un bolide!
Diamine, demone l'ansia divora
A volte compaiono streghe
La psicoanalisi non funziona più come io vorrei
Demone, demone come cadi bene, un bolide!
Diamine, demone l'ansia divora
La serpe non cambia pelle
E non è vero che la carie più viva resti solo tu.

sabato 17 gennaio 2009

Candidosi

E ricorda che il fegato non dimentica
Gli alcolici e gli accostamenti casuali
Dei tuoi vestiti normali
Con costellazioni di stelle di sperma
Che si illuminano nel buio...
Che si illuminano nel buio...
Le città finiscono
Ai bordi degli aeroporti
Spaventapasseri hanno armi ciondolanti
Sempre più grandi e più impotenti
Per sparpagliare le lacrime nei corridoi degli aeroporti
e della stazione Termini
Roma dove termini...
Siano scivoli per te
Le occhiaie dei pendolari
Siano scivoli per te
Le merde dei cani
E con le dita in gola ti ringrazio per la cena
E con due dita in gola ti ringrazio per la cena a lume di televisore
E le caverne universitarie con il mal d'Amsterdam
Faremo tutte le segretarie con il mal d'Africa
E ci sforzeremo di sembrare troie che...
E ci sforzeremo di sembrare troie che...
Si illuminano...
Si illuminano...
Che si illuminano...
Siano scivoli per te
Le occhiaia dei pendolari
Siano scivoli per te Le merde dei cani

(Le Luci della Centrale Elettrica)

martedì 13 gennaio 2009

Dialoghi con la colecisti

Abbiamo soluzioni ma non i problemi e non è il caso di cercarne.
Sotto un cielo a toppe grigie, col vento a tirarci i capelli, il mare ad ovattarci le orecchie, in uno strappo di cielo abbiamo confuso un aereo con Venere.
Più tardi quando il buio confondeva la tua pelle con l'aria, le onde proteggevano le nostre conversazioni da orecchie indiscrete: pubblicità, astrazioni e filosofie spicciole, panda estinti dall'erosione delle coste; ancora non spendevamo la notte a consumarci la pelle.
E intanto la sabbia ci penetrava nelle scarpe e nel risvolto dei pantaloni.
E intanto mi entravi nelle scarpe e nel risvolto dei pantaloni e una doccia non è bastata a portarti via.
Abbiamo poggiato le labbra su bottiglie di vino più volte che fra le nostre ed entrambi non abbiamo letto l'etichetta per non perdere il gusto della sorpresa.

domenica 11 gennaio 2009

sabato 10 gennaio 2009

Urla piano!

"Mi manca"
"Cosa ti manca? l'idea di avere qualcuna?"
"Mi manca lei, non l'idea di appagare qualcosa."
"Ti piace così tanto da mancarti?"
"Sì ma rimane una merda."
"Te lo sai cosa vuoi da lei?"
"Non Saprei. Oggi ho visto Dancer in the Dark."
"..."
"..."

giovedì 8 gennaio 2009

Stasera e dintorni

Stasera ho avuto paura di guidare forte.
E quindi ho guidato piano.
Che poi non mi regga in piedi o di quello che succede non mi interessa molto perché stasera ho avuto paura di guidare forte.
E quindi ho guidato piano.

martedì 6 gennaio 2009

Hofmann e la tua lingua

Succede poi che ti ritrovi a guardare un viso: parti dagli occhi, scendi lungo il naso arrivi fra le labbra e scegli una delle due metà del volto e col dito perso in quella valle morbida vai a sinistra verso l'angolo della bocca e quindi sulle guance fino all'orecchio, fai un giro di pista su questo e scendi giù lungo l'ovale del viso fino al mento e da lì risali alle labbra per partire verso l'altra metà inesplorata lungo lo stesso percorso.
(Tutto questo senza mai farsi prendere dalla tentazione di andare verso il collo.)
E succede che non pensi perché non ne hai bisogno e senti e quasi una lacrima sfugge dagli occhi per quello che senti.
Quello che senti sono pensieri non ragionati ma che filano alla perfezione, in mano hai un passe par tout: cerchi, trovi e apri la porta della felicità e ti ci lanci dentro.
Tu, piccolo fiore lisergico, mi hai regalato il tuo succo e quella porta aperta era solo una finestra.

domenica 4 gennaio 2009

La vita dovrebbe essere vissuta al contrario

Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così tricchete tracchete il trauma è bello che superato. Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai migliorando giorno dopo giorno. Poi ti dimettono perché stai bene e la prima cosa che fai è andare in posta a ritirare la tua pensione e te la godi al meglio. Col passare del tempo le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe scompaiono. Poi inizi a lavorare e il primo giorno ti regalano un orologio d'oro. Lavori quarant'anni finché non sei così giovane da sfruttare adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa. Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi con gli amici, senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finché non sei bebè. Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi nove mesi te li passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i coglioni. E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo!

Woody Allen
(Un genio)