Se avevi fame potevi dirlo si sarebbe andati a cena invece ti sei rimangiata sette anni tutti assieme: abbuffata compulsiva.
Sei andata via lasciando questa casa vuota, troppo grande per una persona sola, senza pagare la tua parte dell'affitto, senza portare via le tue cose.
Penso al chimico di De Andrè e al nostro legame: ho cercato sui libri di chimica, su internet ma nessuna pagina lo spiega. Tu hai spezzato i tuoi legami ma i miei sono rimasti intatti come si spiega questo? e allora so come passi le notti e cosa fai dei tuoi giorni e tu dei miei neanche puoi immaginare la minima parte.
Sei una creatura demoniaca perfettamente aderente ai miei desideri: due nocciole che hai voglia di mangiare e puoi solo guardare, il tuo naso divertente dalla cui distanza si scopre che sei un ciclope, le tue labbra a cui rimanere appeso con gli incisivi aspettando che si aprano le valve per mordere la tua lingua e poi il tuo collo. Morderti la testa e il collo, le tue magliette e maglioni piuttosto neri e dal collo troppo stretto per raggiungere le tue spalle dove scansare con sdegno la spallina del reggiseno. Poi, demonio maledetto, mi facevi impazzire alzandoti la maglia e alzando la mia per far combaciare le nostre pelli e così mostravi i tuoi fianchi da cui le mie mani sono sempre partite malvolentieri e solo per scendere sul tuo culo... e tutto il resto a cui non oso pensare che poi sai cosa succede.
E poi quei gesti rari d'amore e d'affetto che sapevano sciogliermi l'artide cardiaca. Troppo rari.
Hai incarnato il mio desiderio transformandoti per rubarmi l'anima prendendo come metro del tuo successo i miei sorrisi e le mie erezioni.
E poi te la sei presa l'anima perché il resto ormai l'avevi e mi domando come hai fatto che io che ci convivo l'avrò incontrata un paio di volte in tutta la mia vita e pensavo fosse scappata chissà dove, pensavo che non ci fosse più. Chissà il diavolo quanto te l'ha pagata, sicuramente poco, così piccola e ignobile.
Finito il tuo lavoro sei partita per andare a cercare cose che hai sempre potuto avere.
Sei andata via lasciando questa casa vuota, troppo grande per una persona sola, senza pagare la tua parte dell'affitto, senza portare via le tue cose.
Saresti potuta rimanere al mio fianco come è sempre stato e sei sparita dicendo senza lacrime che non potevi più baciarmi, fare l'amore o stare con me quando di baci, amore e stare insieme già da tempo non ne volevo sapere.
Ora mi piace immaginarti nel letto di qualcun altro con la ceretta fatta una volta alla settimana invece che una volta ogni mese, a fare spontaneamente cose che ti chiedevo in modo da dimostrarti abile e amabile nell'amore fisico, a dire sì in situazioni in cui dicevi no, a godere quando con me non godevi (del resto io cerco solo vergini perché non so fare l'amore), a dire parole che con me neanche conoscevi... e rido, e mi sorprendo a ridere negli specchi e nelle vetrine e mi sorprendono a ridere che non posso spiegarmi a chi mi chiede spiegazioni.
Poi la notte mi domando come fai a stare nel letto con un altro: io ad avere una mano addosso che non sia la tua, ora, mi sento male perché ti vedo lì al bordo del letto, fuori dal finestrino dell'auto senza espressione che mi guardi.
Chissà che ne pensa di questo l'analista.
E tutto è così misero, sei tu che lo rendi misero, che hai reso inutile il tempo e i gesti, banale l'eccezionale: idiota.
Sei un fantasma... sparisci che stanno arrivando i Ghostbusters: e rido.
Sei andata via lasciando questa casa vuota, troppo grande per una persona sola, senza pagare la tua parte dell'affitto, senza portare via le tue cose.
"...io che ti ho sposata senza anelli ed eri bianca e avevi tante cose nella testa..."
un altro divorzio: al posto dell'avvocato un analista.
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