Berlioz pensava spesso alla morte. Per lui era la fine di tutto e la fine di tutto era quello che spesso cercava. Non che fosse particolarmente contento di non esserci più sia chiaro, questo avrebbe interferito con alcuni suoi progetti ma gli avrebbe anche risolto altri problemi. "Che poi chiamarli problemi" diceva lui con onestà "è prendere in giro chi i problemi li ha veramente " e su questo non gli si poteva dare torto. Non era una questione di grandezza delle difficoltà ma di sensibilità: la luce è la stessa per tutti, la sensibilità della pellicola diversa.
Berlioz pensava spesso alla morte ma solo due volte fu sul punto di forzare la mano all'eterna signora.
La prima volta davanti a se aveva una bilancia giocattolo e sul piatto di destra, giallo, metteva dei piccoli pezzi di carta con i motivi per cui sarebbe saltato nel vuoto, su quello di sinistra, verde, si andavano ad accumulare le ragioni che lo portavano a prolungare il suo soggiorno fra i così detti "vivi". Non mi disse quale parte risultò più pesante, sussurrò a mezza bocca che successe qualcosa che lo bloccò e non seppi mai precisamente cosa accadde ma lì, mentre raccontava, nei suoi occhi vidi la passione e la sofferenza che mise nella scelta, vidi le lacrime scendere e non erano semplici lacrime ma distillato di paura.
La seconda e ultima volta invece fu diversa: nessuna dilemma, nessun pensiero, nessuna sofferenza nel pesare i pro e i contro. "Alle due di notte presi una moneta e..." fece una pausa, rise beffardamente e continuò "e... testa o croce... Boccioni o la scritta 20 cent, la fine o la continuazione". Rimasi sorpreso. Questa volta la sua vita era impressa su venti miseri centesimi. Lanciò in aria quel pezzo di metallo dorato e non fu come nei film in cui la moneta rotea lentamente nell'aria in un ralentì con sottofondo di note di suspance: da dove era partita subito dopo la moneta era atterrata, accompagnata nel volo da un brevissimo suono prodotto dall'impatto dell'unghia del pollice sul soldo. Gli chiesi cosa fosse cambiato dalla prima volta, lui rispose neutro "Se fossi morto avrei evitato di risolvere i problemi, restando in vita ho proseguito scansandoli". Non faceva differenza, il risultato alla fine era lo stesso ma l'essersi reso conto di questa cosa l'aveva cambiato. Continuare o meno l'esistenza non era un argomento da ponderare ma da lasciare al caso perché in fondo per lui era uguale.
Ora non so più che fine abbia fatto o cosa faccia, un paio di volte incrociandolo per strada feci finta di non vederlo, qualche amico mi domandò "Non lo saluti?", io risposi "Non so chi sia" e così era, dopo quella sera non sapevo più chi fosse.
Nessun commento:
Posta un commento