venerdì 26 dicembre 2008

Piani d'evacuazione e norme di sicurezza

Sarò lontano per qualche giorno,
lontano da me per guardarmi da fuori
vedermi incastonato nello spazio e nel tempo,
fra persone e fra ricordi,
per osservare questa tela,
impacchettata con un telo di iuta e fili di nylon,
ai raggi X e leggere sul negativo
diagnosi di vita
alla fine di una prognosi di morte.

Sarò lontano per guardare le nostre espressioni
sulle foto che non abbiamo fatto,
in luoghi che non abbiamo visitato,
le nostre pose in foto che non faremo.
E quando tornerò nessun souvenir
che sia d'aiuto per il ricordo
solo scelte che sembreranno insensate e una frase:
"Lei ha le ore di sonno che ho perso,
dice che non le riavrò
fino a quando non potrò farne a meno"

venerdì 19 dicembre 2008

Situazione attuale

In tasca ho una bomba ad orologeria senza timer: non so quando esploderà ma sento il rumore del tempo che passa.
Oggi ho preso il treno sbagliato perso nel contare i secondi che mi avvicinano all'esplosione.
Voglio che nessuno si faccia male, ho un piano per salvarvi e forse uno per salvarmi ma non posso dire altro: ho già parlato troppo e evidenziato la mia posizione precaria, che sia maledetta la mia sincerità.

mercoledì 17 dicembre 2008

Cinque minuti

Questi cinque minuti:
per i tuoi pochi messaggi, per il vero quasi nessuno, in cui sei stata carina;
per la tua assenza che è una cascata che travolge una foglia spinta dal vento sotto il suo corso;
per le mie sineddoche sul tuo naso;
per tutto quello che abbiamo bevuto;
per le mie mani sulla tua pelle che non ricordo già più;
per le tue dita intrecciate con le mie;
per le quattro e trenta in un'auto ormai diventata l'interno di una nuvola ferma in un anfratto;
per quei gesti inaspettati;
per le mie paure;
per i locali improponibili in cui siamo stati;
per il cameriere che ciarla e noi a darci un tono rispondendo e facendo finta di capire;
per le emozioni...
pensavo alle emozioni mentre tu parlavi in spagnolo, pensavo che siano frammenti che svaniscono rapidamente, scariche isolate che possono unirsi in una corrente continua: un sentimento.

lunedì 15 dicembre 2008

Distanze

Per la prima volta nutro il desiderio di essere perfetto
che nessun altro essere umano possa competere
che non possa essere in grado di far nascere in te
la brama di lui.
La perfezione per avere sempre il tuo naso in punta al mio naso
i tuoi fianchi a separare le mie mani
altrimenti giunte in preghiera sull'altare dei tuoi seni.
Sciocco desiderio a coprire distanze.

martedì 9 dicembre 2008

Questo periodo

Te che non ci sei
e che non ci sei mai stato
se non per qualche giorno e per pochi millimetri
ogni tanto vieni a bussare alla porta della mia memoria rigida.
In ricordo di te ho fatto erigere una statua,
un monumento alla memoria,
in una piazza di una zona periferica,
lontana dal centro e malfamata,
frequentata da alcolizzati
dove la gente ha paura di camminare dopo il tramonto.
Raramente passo di lì anzi
se posso evito quella piazza ma
quando per qualche motivo sono di passaggio
mi fermo e scrivo delle parole a comporre qualche frase
per imprigionare,
inchiostro su marmo,
alcuni miei
dolori.

venerdì 5 dicembre 2008

La Cosa

domenica 9 novembre 2008

Far finta di essere sani

Vivere, non riesco a vivere
ma la mente mi autorizza a credere
che una storia mia, positiva o no
è qualcosa che sta dentro la realtà.

Nel dubbio mi compro una moto
telaio e manubrio cromato
con tanti pistoni, bottoni e accessori più strani
far finta di essere sani.

Far finta di essere insieme a una donna normale
che riesce anche ad esser fedele
comprando sottane, collane, creme per mani
far finta di essere sani.
Far finta di essere...

Liberi, sentirsi liberi
forse per un attimo è possibile
ma che senso ha se è cosciente in me
la misura della mia inutilità.

Per ora rimando il suicidio
e faccio un gruppo di studio
le masse, la lotta di classe, i testi gramsciani
far finta di essere sani.

Far finta di essere un uomo con tanta energia
che va a realizzarsi in India o in Turchia
il suo salvataggio è un viaggio in luoghi lontani
far finta di essere sani.
Far finta di essere...

Vanno, tutte le coppie vanno
vanno la mano nella mano
vanno, anche le cose vanno
vanno, migliorano piano piano
le fabbriche, gli ospedali
le autostrade, gli asili comunali
e vedo bambini cantare
in fila li portano al mare
non sanno se ridere o piangere
batton le mani.
Far finta di essere sani.
Far finta di essere sani.
Far finta di essere sani.

G. Gaber

lunedì 3 novembre 2008

Luce artificiale

Ci fosse una videocamera a riprendermi si potrebbe produrre un video musicale.
Si potrebbe produrre uno di quei video musicali in cui le immagini scorrono a velocità normale ma con tanti cut che sembrano comunque correre, un video con sola luce artificiale proveniente dalla porta aperta del frigo, dallo schermo del pc, da una lampada da scrivania: poca gialla luce.
Le immagini traballanti.
Il soggetto fermo con lo sguardo rivolto a quarantacinque gradi rispetto alla luce e mostra l'intero profilo del volto alla telecamera mentre il corpo fa da schermo alla proiezione luminosa; magari nella mano più vicina alla macchina da presa un bicchiere di latte tenuto e agitato tipo degustatore di vini, capelli lunghi ma che sfidando la forza di gravità puntando verso l'alto.
E ogni tanto i pensieri del protagonista: stacchi su immagini di repertorio di notizie di cronaca, di storia nazionale e personale, rappresentazione di pensieri astratti, tutto in bianco e nero come al cinema muto, con melodie di sottofondo indiscutibilmente calzanti.
L'acqua che bolle su un fornello acceso.
Un solo movimento, intenso, ripetuto ossessivamente, in rallenti: seduto nudo, sul bordo del letto, porta le mani nei capelli scoprendo il volto neutro con lo sguardo perso e intanto si lascia cadere su un fianco, portando le gambe sul letto, facendo cadere la testa sul cuscino e assumendo una posizione fetale...

sabato 1 novembre 2008

Sangue

Ricordare l'ultima volta che si è fatto qualcosa credo sia importante.
Poi ci si ritrova dentro una chiesa, davanti ad un mare di uomini in divisa, a celebrare il funerale di una notizia ossessiva, ad esprimere tutte le proprie paure sotto forma di sermone, tutti i propri interrogativi pressati in un'omelia e i fedeli sotto l'effetto di droghe diventano come i pazienti di un ospedale psichiatrico.
Prende la pistola e si spara: paura.
Eppure non stava andando male o forse era giunta la fine e ha voluto darle una spinta.
Una partenza, un amore, un inseguimento e una fuga e la paura.
Prima di sparare avrà pensato alle cose che ricorda.

Una serata estiva

Parcheggio in corrispondenza del numero civico 38 ma dall'altra parte della via. Attraverso la strada a quell'ora stranamente deserta e giunto sull'altro lato domandandomi da quale parte sia il 40: "alla mia destra o alla mia sinistra?". Provo prima una e poi l'altra direzione, l'ordine non lo ricordo. 38, passo, passo, passo, passo, 42, torno indietro, passo, passo, passo, passo 38: inspiegabilmente il 40 non c'è, eppure dovrebbe esserci un locale. Riattraverso la strada, aprendo l'auto col telecomando dalle aiuole che la dividono in due ampie corsie, concludo l'attraversamento e risalgo in macchina. Mezzo chilometro più avanti trovo il locale: il numero civico scritto sul sito internet doveva essere sbagliato.
All'ingresso i soliti tre giganti vestiti di nero, così senza neanche aspettare che me lo chiedano avvicinandomi all'entrata gli porgo il mio zaino e con una gentilezza disarmante, non perché fosse smodata ma perché inusuale visti soggetto e situazione, il tipo sul montante sinistro della volta che costituisce l'ingresso, che occupa almeno il doppio del mio volume nell'aria, mi domanda se ho bottiglie di vetro e alla mia risposta negativa mi dice di entrare accompagnandosi con un gesto da grand hotel.
Mi dirigo verso il bagno che è ridotto veramente male. Quando ne esco mi metto ad aspettare seduto su un parapetto di legno in attesa che inizi lo spettacolo: il locale è vuoto, tavoli e sedie sulla sabbia e nessuno a sedere e a consumare e sono le undici. Poi d'improvviso, come fosse un assalto della cavalleria, nei dieci-quindici minuti successivi giunge il pubblico e con questo anche il gruppo: mi viene da pensare che i musicisti abbiano portato la gente da casa o magari è la gente che ha portato i tre. Ci posizioniamo di fronte al palco e dopo un'attesa ragionevolmente lunga inizia lo spettacolo. Le solite canzoni ma suonate senza voglia che se non fosse per il lancio di curiosi souvenirs da parte del cantante nulla mi avrebbe colpito. Suonano senza voglia e mi appare chiaro ma non riesco ad immaginarne il motivo. Come a confermare la mia sensazione vengono tagliate due canzoni dalla scaletta usuale.
Mi dirigo a comprare i loro cd al banchetto dietro il palco. Compro i loro cd come si fotografa qualcosa di straordinario, un evento eccezionale, un'epoca storica, per poter dire in futuro "Beh ai miei tempi c'erano gruppi come questo e io ai loro concerti c'ero", come se dovessi fare provviste di qualcosa che prossimamente potrebbe non esserci più. Compro i cd e come se non bastasse aspetto il cantante per farli autografare. Lo saluto, gli porgo la penna, gli suggerisco il mio nome e articolo quattro complimenti balbettando, non sono mai stato un ottimo oratore. Lui scrive "Fulvio, bella ceppa!" dicendo "Non te la prendere io scrivo quello che capita" e sotto firma. "Non ti preoccupare" dico, perché in fondo non mi dispiace. Prende il secondo cd e in corrispondenza della traccia "Lungimiranza", a sinistra scrive "serve molta" e a destra mette un punto esclamativo e firma di nuovo. Ancora non sazio raggiungo uno degli altri due che sta sul palco a sistemare le strumentazioni e chiedo se può firmare: con voce e gesti mi fa capire "dopo che ho finito di mettere in ordine" come un bambino che dice agli amici che uscirà a giocare quando avrà fatto i compiti. Così raggiungo il terzo elemento che si è spostato al banchetto dei cd e gli faccio firmare entrambi gli album e subito dietro di lui compare il membro "diligente", dopo neanche un minuto che mi aveva detto di aspettare: lo faccio firmare e mi sento preso, forse, un po' per il culo. Vado via veloce verso l'auto e guardando i due dischi leggo "Fulvio bella coppia!" e così penso che oltre una buona lungimiranza servirebbe anche una buona analisi di quello che ci sta succedendo nel momento in cui siamo. E penso "Perché me la sarei dovuta prendere?". Prendo l'auto e guido.

martedì 28 ottobre 2008

A photo

Autoritratto

giovedì 23 ottobre 2008

Changes

Proviamo sentimenti.
Quando ci soddisfano come cadono
su quello che siamo li compriamo.
Abbiamo sentimenti.
Li sperperiamo o
qualcuno o qualcosa
ce li porta via.
E proviamo sentimenti.
E ancora e poi ancora ne proviamo
fin quando,
come l'occhio s'abitua
alla luce o al buio,
avvezzi a questi sentimenti
li sentiamo meno
e per sentirci di più
ne acquistiamo enormi quantità.
Tossicodipendenti assuefatti
cambiamo la dimensione
di quello che siamo.

(ho bisogno di uno shampoo gaberiano)

La storia di sei libri.

Suona il citofono: rumore elettrico fastidioso.
Rispondono e la voce chiede di me, io so già di cosa si tratta e taglio corto con un "Arrivo".
Corro in camera ed indosso un paio di pantaloni Adidas rosso mattone con le strisce oro senza svestire quelli bianchi del pijama, sopra metto una maglia bordeaux.
Esco.
Ascensore.
Arrivo al portone.
Scambio di convenevoli con l'uomo in divisa blu senza cappello ne capelli.
Firmo.
Consegno il denaro.
Prendo il pacco.
Prima di salutare e di andare via il corriere mi osserva e nei suoi occhi leggo:
"Ma come cazzo si è vestito!?"
Saluto e mi volto e nello specchio lo vedo andare via e nello specchio mi guardo stupito che tutto ciò sia accaduto.

mercoledì 22 ottobre 2008

Decoro

Il decoro...
Sarebbe possibile incamminarsi
dalla riva appena bagnata dalle onde
e lentamente immergersi
nell'acqua sempre più profonda
per annegare
senza dimenarsi
per tornare a galla
a cercare ossigeno,
inconsapevolmente,
manifestando l'istinto naturale
di sopravvivenza animale?
Annegare con decoro
senza lottare per sopravvivere,
senza lottare contro una decisione.

sabato 18 ottobre 2008

Io, Annie, Vicky, Cristina, Barcelona.

Più di qualcuno la cui fisiognomica non è certo eccelsa mi ha accomunato ad Javier Bardem: io penso che a lui piacerebbe somigliarmi, questo mi vieta di desiderare di somigliargli perché poi sarebbe voler somigliare a me stesso con un inutile spreco di desiderio.
Tutte queste ciarle per evitare di dire che il film di Allen era inconcludente e fantastico, sarà che sono di parte, sarà che ha qualcosa di me.
Inconcludente e fantastico come la vita.
Avrei voluto vederlo con lei.
Avrei voluto chiederle di uscire dicendole: "Sei mai uscita con una scimmia antropomorfa?"

giovedì 16 ottobre 2008

rubato dal sito degli Amor Fou

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/09/03/federer-il-mutante-il-segreto-del-tennis.html

Previsioni del tempo

Ti ho aspettato nella tempesta
ho dato al mio tempo gli avanzi
e a me stesso una piccola parte di niente.
La pioggia e il vento mi sono entrati dentro
inzuppando vestiti hanno penetrato la pelle
e ora sono dentro
così ingombranti e tumultuosi
da non lasciare posto per altro;
anche la mia anima ha dovuto traslocare
è andata altrove
e non ha lasciato detto dove.
Ogni giorno leggo le previsioni del tempo
sperando che il prossimo
sia il giorno del ritorno
del sole caldo ad asciugare questa carcassa
rendendola abitabile.
E ancora aspetto nella tempesta
e c'è qualcosa che ho perso
e qualcosa che ho guadagnato
e aspetto.

lunedì 13 ottobre 2008

Ovunque

E' buio ormai
non mi frega se piangi o no...ohh
Io come te
confusione
ora lo so
non mi sento più bene da un po'
ooh...quello che fai non mi basta mai
Ovunque sei
Ovunque sei ci sei
Ovunque sei
Ovunque
Mi spazzi via
e mi vedo volare lontano
che male fa
rivedermi in me
Ovunque sei
Ovunque sei ci sei
Ovunque sei
Ovunque
E' buio ormai
Ovunque sei
Ovunque sei ci sei
Ovunque sei
Ovunque

(Verdena)

Mi sa che ho rotto le palle con questi testi...tanto valeva fare un blog di musica...ma a quest'ora...a presto qualcosa.

sabato 11 ottobre 2008

Classe Onirica

Ti ricordo come è andata
La tua giostra si è fermata
Io non vedevo che te
tu non vedevi che me

dormi tre volte di più del normale
dormi nel cuore di un imperatore

Solo dormendo ci potremo incontrare
Per strade deserte per fare l’amore

dormi tre volte di più del normale
dormi nel cuore di un imperatore

Questa luna ipnotica
Sorge ai margini del sogno
Come fosse chimica
Entra in circolo dagli occhi
Voglio tornare per ritrovare
Cose scordate da te
Come una stella caduta
Persa nel vuoto dell’oscurità

Ti ho dedicato la notte
per vivere un giorno che invece non c è
sfuggendo alla vita e al giorno ritornerei da te
Non mi preoccupa
Se non mi sveglierò
A prendere sonniferi
Senza di te

Ti ricordo come è andata
La tua giostra si è fermata
Io non vedevo che te
tu non vedevi che me

(Surgery)

venerdì 10 ottobre 2008

Una canzone così...

Gira la ruota senza fortuna in un meccanismo idiota
ma è solo un nome comune di cosa sfinita
solo un nome comune di cosa.
E le brillanti stelle estinte in cielo su di me
la regola del battito cerco dentro ma
dammi un brivido unico e lieve
fiore fra le spine sangue sulla neve
una lieve scossa qui e aiutami aiutami pacemaker.
Era troppo sopportare camera e guanciale
quando cruda luce viola frigge le zanzare
e lentamente il mondo si veste di rumore
e tu come ogni angelo sei terribile.
dammi un brivido unico e lieve
fiore fra le spine sangue sulla neve
una lieve scossa qui e aiutami aiutami pacemaker.
(sto balbettando)
Dammi un'accensione automatica
un'apocalisse minima un scossa qui
dammi un'iniezione elettronica
un'apocalisse un'anima una scossa qui
e aiutami aiutami aiutami.

(Pacemaker - Virginiana Miller - Italiamobile)

domenica 5 ottobre 2008

Hoppipolla - Sigur Ròs



Hoppipolla

Brosandi, Hendumst í hringi, Höldumst í hendur, Allur heimurinn óskýr, nema þú stendur, Rennblautur, Allur rennvotur, Engin gúmmístígvél, Hlaupandi í okkur ?, Vill springa út úr skel, Vindur í og útilykt ?, af hárinu þínu, Ég lamdi eins fast og ég get, með nefinu mínu, Hoppa í poll, Í engum stígvélum, Allur rennvotur(rennblautur), Í engum stígvélum, Og ég fæ blóðnasir, En ég stend alltaf upp (Hopelandish), Og ég fæ blóðnasir, En ég stend alltaf upp, (Hopelandish)

Jumping in Puddles
Smiling, Spinning ’round and ’round, Holding hands, The whole world a blur, But you are standing, Soaked,
Completely drenched, No rubber boots, Running in us, Want to erupt from a shell, Wind in, An outdoor smell of your hair, I hit as fast as I could, With my nose, Hopping into puddles, Completely drenched,
Soaked, With no boots on, And I get nosebleed, But I always get up (Hopelandic)

Impiccato

sabato 4 ottobre 2008

Dopo che

Dopo aver scalato i quarantanove scalini della saggezza
alla ricerca di un indizio
Dopo aver rubato le battute migliori
nascosto dietro le quinte di un palcoscenico
Dopo aver indossato ogni tipo di maschera
Dopo essermi strappato la pelle
Dopo averti fatto ubriacare
Dopo avere immolato i miei giorni per te
Dopo essere entrato fino alle ginocchia nell'acqua gelida
per vederti ridere
Dopo aver ballato musica di merda
credendo di farti ridere
Dopo essermi illuso che alla fine mi avresti amato
Dopo aver progettato viaggi
Dopo averti letto i miei racconti inediti
Dopo averne accettato le tue critiche arbitrarie
Dopo averti fatto spazio nel mio letto
Dopo averti fatto spazio nelle mie vene
Dopo averti risparmiato quando ero già pronto ad ucciderti
Dopo aver preso a morsi i mobili della mia stanza
per non ucciderti
Dopo aver visto morire inosservate le mie battute migliori
Dopo averti amato
Avuto conferma di vento a favore
tolgo gli ormeggi

mercoledì 1 ottobre 2008

Pacman



La mia vita è come Pacman...sì il videogioco della Namco: giro, corro per un mondo sempre uguale mangio quello che trovo, ogni tanto se c'arrivo divoro qualcosa di speciale. Quando sono debole sono inseguito da fantasmi e quando sono in grado di batterli se la danno a gambe, per poi tornare di nuovo quando torno al mio stato naturale.
Quando sono bravo cambio mondo ma è sempre tutto uguale...anzi no i fantasmi sono più veloci.

venerdì 26 settembre 2008

Ronald, Tomas e io

Roffe ha un buco sulla testa
Una cicatrice dieci centimetri sopra l' occhio destro
Sembra che se cada e batta in quel punto muoia sul colpo
Così mi disse Tomas, e così é andata
Ma questo é successo tempo dopo
Io ormai non abitavo più lì, e nemmeno Tomas
Ma lo ricordo bene, Roffe
e quel suo sfintere sopra l' occhio destro
'Caccia fuori i pensieri come fossero scorregge'
diceva Tomas, e scoppiavamo a ridere ubriachi.
Ci chiedeva sempre qualche moneta
E quando ne avevamo gli allungavamo un paio di birre
Alcool
Questo era il suo problema

Questo é diventato il problema di Tomas
Io, c'ho sempre girato intorno
Vivevamo nel quartiere iraniano
Tomas si svegliava alle sei con un incubo di otto ore
che lo attendeva al di là della tangenziale
Io prendevo il primo autobus diretto in centro
per una birra analcolica nel ristorante dei grandi magazzini
Poi percorrevo il tratto di strada ghiacciata
fino alla biblioteca comunale
per i risultati di calcio
sul Corriere Della Sera della settimana precedente
Evitavo alcuni posti, ne fre
quentavo altri
per non dover giustificare un anno
passato sulle spalle di mia madre
a collezionare
Caballero
e a guardare programmi per ragazzi
tutto il santo pomeriggio
Di tanta gente non ne so più niente
La settimana scorsa mi ha telefonato mia madre
Mi ha detto
'Senti Mimì, non è ora che torni a casa e ti trovi un lavoro serio,
dico io'
Lei non lo sa che nel portafogli
porto ancora un vecchio calendario
Sopra c'é segnata una dat
a
26 dicembre 1986
Quel giorno ho fatto un patto
un giuramento con me stesso
Non sarei mai più tornato a casa
Tutto qui

(Ronald, Tomas e io - Massimo Volume - Stanze)

Sensibilità (Paul McCartney al telegiornale)

Oggi pranzavo da solo e seduto al tavolo mangiando direttamente dalla padella, come si vede fare nei film western, ascoltavo il falso telegiornale. Fra le tante notizie Paul McCartney che canta in Israele, dopo 43 anni: il governo locale finora aveva vietato ai Beatles di esibirsi.
McCartney ha salutato la folla in israeliano facendo i migliori auguri per il capodanno imminente e poi ha augurato un buon ramadan agli islamici.
D'improvviso un'esplosione, non una bomba a ricordare che impera un conflitto fra le due popolazioni ma il pianto. Un'esplosione di lacrime, le mie.
La mia sensibilità ad orologeria, la mia sensibilità schizofrenica, la mia sensibilità troppo sensibile e troppo insensibile.
Così sono rimasto lì seduto a piangere pensando che io dei Beatles conosco solo le pettinature.
Forse dovrei cambiarle nome.
Forse dovrei cambiare casa, città, nazione e sparire in modo da evitare queste sorprese.
La mia sensibilità è un libro che ogni tanto cade a terra e si apre su una pagina a caso.
La mia sensibilità mi crea dei problemi.

mercoledì 24 settembre 2008

Collage intimo di un cd sconosciuto

Se bastasse un tiepido congedo a risarcire i giorni che ti ho sequestrato.
Era così normale distruggere la sera.
E' per noi che non siamo andati avanti
che non ci siamo aperti per niente
ovunque crepitino le rarità.
Ti sentirò
parlare di giornate senza sole.
Se ci fosse un giorno da santificare sul tuo viso, sulla delusione che ti ho consegnato.
Era così banale amarsi e poi dormire.
E' per noi che non abbiamo avuto senso
dentro questo grande mare di attese e gesti
ovunque cessino i meriti.
Esaudirò
richieste marginali e strane.
Se ci fosse un pianto da sacrificare sul mio viso, sulla delusione che mi hai riservato.
E' per noi che non abbiamo avuto tempo
da cui poi ricominciare per sempre.
Ovunque cada la scelta di fermarti qui
qualunque sia la novità
ti comprerò
inutili regali per sognare.
Se bastasse un cuore per ricominciare te lo donerei nei pochi giorni liberi.
E' per noi che ce ne siamo andati piano
verso una destinazione lontana
ovunque crepitino le verità
ovunque cessino i debiti
ovunque cada la scelta di fermarti qui
qualunque sia la novità
ripeterò
paragrafi sulle tue fughe
e forse proveremo a cominciare dalle cose che non so dove portare
e forse ci diranno di imparare a non sentire, non lo so se si riesce.
La convinzione che renda più nobili cadere molte volte
ti rende consapevole che farsi male richiede tempo
ti rende consapevole che non pensare
ti faccia bene.
Ma passerà, sì passerà questo pallore che ci rende così simili da perderci.
ma passerà, sì passerà questo pallore che ci rende così simili da non distinguerci.. sì, passerà..

Si sentì quasi uomo
quando scrisse "Un po' tutto qui
mi offende."
Ora è molto facile
andare via
chiamarsi fuori
senza quasi pensare.

Diede fuoco alle cose
più preziose
e se anche non pianse
l'inversione di rotta
fu completa.

L'altro giorno
mi è successo di pensare
a quel folle pomeriggio
in cui mi dicesti: "Fine".
Quella piazza.
Quella lurida fontana.
Quello scoppio.
Come un chiodo nella voce.
Come un fuoco.
Mi bruciavo.
Poi le notti
le patetiche rivalse
disperato come un orco
ti cercavo in ogni fosso
e di giorno ti parlavo
a distanze siderali
mi bruciavo.

C'è una regola che si complica
se anche a questo viaggio partecipi
sola.
Essere padroni di se stessi
calma questo tempo dei gesti
essere padroni di se stessi
celebra i ritorni ma non sazia.
La volontà di restare
ha i colori del raso
e una madre vile
di te, che non ti bruci di pochi minuti di sole,
di questi momenti di luce che muore.
La volontà di cambiare
ha una serpe nel seno
che non può dormire
di te, che non ti bruci, di pochi minuti di sole, di questi momenti di luce che muore
e come se ci dessero un'ora sola
per dire che un titolo non parla di noi
per poi capire
che quello della fuga
è il giorno più feroce
e la sera
è amara e senza stile
se una ragazza si concede a un criminale
la società si scopre nuda
mentre lei gode
la realtà
la fa sentire sana
ma poi ferisce
non esiste altra realtà
più necessaria
del grande buio che
ci fa sognare senza dormire
per ore
e se la vita è solo calore e colpi di testa
e non ci fa sentire più di una tremenda distanza
fra testa e cuore
fra dire e fare
questo è l'ultimo atto e poi sognami
come se fosse la prima volta
questo è l'ultimo atto e poi fermati.
Chiedere un poco di più ci consola
forse vivere sempre di più
ci farebbe superare queste poche ore.
Sento la nostalgia
di quei riti privatissimi
che ora non celebri più
dentro me, contro te.
Temo la compagnia
di quei fuochi debolissimi
che ora non scaldano più
solo me, solo me
ma una scia di pura gioventù
che forse ho rovinato
dove và? dove cade?
io vorrei continuare a pretendere
il meglio di questo tuo giovane cuore
ma non so imparare ad evitare
il segnale di questo mio folle dolore
ma una scia di pura gioventù
che forse ho rovinato
ma una scia di pura gioventù
che non ho meritato
dove và? dove cade?
io vorrei continuare a pretendere
il meglio di questo tuo giovane cuore.

(da "La Stagione Del Cannibale" - Amor Fou)

domenica 21 settembre 2008

Non pensarci (vah...)


...mi ricorda qualcosa...o qualcuno...
(da "Non Pensarci", Gianni Zanasi)

venerdì 19 settembre 2008

Resistenza agli antibiotici sempre più frequente

L'allarme degli scienziati su Lancet: la medicina rischia di tornare indietro
Più si usano i farmaci, più diminuisce l'efficacia e si sviluppano ceppi resistenti

Arriva il batterio invincibile
è la sconfitta degli antibiotici

GLI antibiotici hanno cambiato il mondo. "Ma ora rischiamo di tornare a un mondo senza antibiotici" mette in guardia oggi un editoriale del British Medical Journal. Non che i farmaci stiano sparendo dagli scaffali, anzi. In Italia ogni persona ne consuma più di due confezioni ogni anno. Ma la rapidità con cui i batteri riescono a sopravvivere ai nostri medicinali è molto superiore al ritmo con cui le aziende farmaceutiche mettono a punto nuove armi. Proprio al 1998 risale il primo appello dell'Organizzazione mondiale della sanità per un uso responsabile di questi farmaci.

Dieci anni più tardi, la corsa fra camici bianchi e bacilli vede i secondi marciare a velocità superiori. "I maggiori successi della medicina moderna rischiano di venire meno. Senza l'efficacia degli antibiotici, interventi chirurgici, trapianti di organi e chemioterapia contro i tumori sarebbero impensabili" sottolinea Otto Cars, il professore dell'università di Uppsala che da una vita si occupa di antibiotico-resistenza.

L'erosione è lenta, e per questo passa inosservata. Ma ogni volta che si usa un antibiotico, alcuni batteri sopravvivono al trattamento. Il ceppo resistente si moltiplica e si rafforza in base al principio della selezione naturale. La prossima volta che l'antibiotico verrà usato per cancellare un'infezione, avrà lo stesso effetto dell'acqua fredda. Davanti al fallimento di un farmaco, l'unica strada è cercarne uno alternativo.

"Ma l'uso e l'abuso degli antibiotici - spiega Cars - coincide con un rallentamento nello sviluppo di nuove medicine". Tra il 1930 e il 1969, più di una dozzina di nuove classi di antibiotici sono entrate in produzione. Ma dal 1970 a oggi sono state individuate solo due nuove classi. E se si vanno a contare le singole etichette approvate dal sistema sanitario americano, dalle 16 del quinquennio 1983-87 si è passati alle 7 di quello 1998-2002.

Il principe dei batteri corazzati di fronte agli antibiotici, nel frattempo, viene segnalato sempre più frequentemente negli ospedali. Lo stafilococco aureo resistente alla meticillina (Mrsa) provoca vari tipi di infezioni, fra cui una grave forma di polmonite. Mentre nel 1989 i ceppi di stafilococco aureo sensibili agli antibiotici rappresentavano il 99 per cento fra tutti quelli isolati, nel 2002 ben un'infezione su due era causata invece da ceppi resistenti ai farmaci, e respingeva al mittente anche gli attacchi più veementi lanciati dai camici bianchi. I decessi negli ospedali britannici in cui Mrsa è menzionato nella cartella clinica sono passati dai 50 del 1993 a un impressionante 1600 del 2006.

I notiziari delle industrie farmaceutiche raccontano di esperimenti in corso per ricavare nuove classi di antibiotici dai bachi da seta, miele, e perfino sangue di coccodrillo. Ma nessuna di queste strade sta mantenendo le promesse. "Prendiamo le 15 aziende più grandi del mondo" prosegue Cars. "Solo l'1,6 per cento dei nuovi medicinali in via di sviluppo appartiene alla categoria degli antibiotici". Con due miliardi di passeggeri che gli aerei trasportano ogni anno attraverso il globo e la distribuzione mondiale dei cibi, poi, i batteri super-resistenti non conoscono più frontiere. E sapere che il dato del 70 per cento delle infezioni neonatali diventate insensibili ai farmaci proviene dalla lontana Tanzania non basta a tranquillizzarci.

Quando tra il 1928 e il 1929 Alexander Fleming scoprì la penicillina e diede al mondo la possibilità di rendere innocue infezioni che prima erano fatali, regalò al mondo un vero e proprio "bene collettivo". Con gli antibiotici, l'errore di un individuo viene pagato da tutti. "Ogni volta che ciascuno di noi ne consuma una dose, esaurisce inevitabilmente una frazione della sua efficacia" fa notare Cars. Basta una singola terapia sbagliata per far nascere un ceppo più resistente e farci perdere miglia nella corsa fra uomini e batteri.

(da Repubblica - 19 settembre 2008)

Stranezze da Ebay

Su ebay si trova in vendita di tutto ma sono rimasto stupito leggendo questa notizia:

Usa, mette all'asta la verginità

Singolare iniziativa di una 22enne

Da quando è arrivato e-bay, siamo ormai abituati a vedere mettere all'asta qualsiasi cosa e ormai non ci si stupisce più di nulla. Fa però discutere l'iniziativa di Natalie Dylan, una bella mora americana che ha deciso di vendere all'incanto la sua verginità per pagarsi gli studi. Almeno un milione di dollari la cifra richiesta. L’intera asta sarà seguita in diretta da una popolare emittente radiofonica statunitense.

La diretta dell'evento sarà condotta da Howard Stern, uno dei più famosi e trasgressivi dj degi Stati Uniti, già resosi protagonista in passato di episodi decisamente "poco eleganti" e che in alcuni casi gli sono anche costati il posto in prestigiosi network.

Stern è, infatti, famoso per aver fatto ascoltare, in diretta, un orgasmo femminile avuto da una donna alle prese con una bruciante passione, consumata vicino alla cornetta.
Conoscendo i precedenti del conduttore, tutto farebbe pensare a un’ennesima trovata pubblicitaria tuttavia la bella Natalie assicura che non c’è nulla di falso nella sua iniziativa e di essere pronta a dimostrare la sua veridicità al termine dell’asta, con l’aiuto di una visita ginecologica che dimostrerà al mondo intero la sua tanto decantata virtù.

(Da Tgcom)

In passato in Italia una persona aveva messo all'asta se stesso per custodire i segreti altrui, un altro vendeva consigli e consolazioni su argomenti a richiesta.
Mi viene da pensare: che posso mettere in vendita su ebay?

giovedì 18 settembre 2008

Imparare l'Inglese sarà più facile?

L'inglese e gli errori di spelling
«Aboliamo le regole, è tempo perso»

Regno Unito, si discute della proposta di John Wells, professore di fonetica all’University College di Londra

In inglese si dice "spelling": è l’ortografia, dilemma di ogni studente medio del Regno Unito che fino agli anni Cinquanta veniva sensibilizzato a impadronirsi delle migliaia di regole ed eccezioni a suon di frustate e colpi di bacchetta sulle nocche. Poi i modi sono si sono rilassati. Ma ora dal mondo del lavoro continuano ad arrivare proteste nei confronti delle scuole: molti laureati quando compilano il CV, il curriculum vitae, lo riempiono di errori e di punteggiatura impazzita. Il problema è che l’inglese non è una lingua fonetica. Tutti i britannici (beh, quasi tutti, visto che gli inglesi sostengono di non capire i suoni gutturali emessi dagli scozzesi) sanno pronunciare (è la loro lingua madre, no?), ma si fanno venire non pochi dubbi al momento di scrivere: accomodation o accommodation? professor/proffessor? privilege/priviledge?

LA PROPOSTA - I dubbi vengono perché l’inglese pensa alla pronuncia, pensa troppo o troppo poco e così è indotto all’errore. John Wells, Emeritus Professor of Phonetics all’University College di Londra, nonchè presidente della Spelling Society, ha trovato la soluzione: propone di abolire le regole dello spelling, di non insegnarle più a scuola perché è tempo perso ed è un fardello che blocca l’apprendimento riempiendo la mente dei ragazzi.

GENITIVO SASSONE - Il professore emerito suggerisce di far fuori anche l’apostrofo del "genitivo sassone" e osserva: «Nella lingua finlandese una volta che si sono apprese le lettere si sa automaticamente come si scrive e si pronuncia; in Spagna e Italia le cose vanno allo stesso modo: uniformiamo l’inglese e risolveremo i nostri problemi». Si è aperto un dibattito, con valanghe di lettere polemiche sui giornali. Una, presa dal Times: «Sir, la lettura di testi senza regole di spelling sarebbe più difficile. Prendiamo la parola "colloquial", scrivere "cloakwheel" sarebbe più lungo e laborioso». E una tagliente: «Sir, non so se, come sostiene il professor Wells in finlandese una volta che si sono apprese le lettere si sa come scrivere. Ma so che molti finlandesi scrivono un ottimo inglese, con forme irregolari, apostrofi e punteggiatura, basta saper insegnare». Così a Harrow, una delle migliori scuole indipendenti del Regno, "alma mater" di Winston Churchill, hanno deciso di dare l’esempio. La settimana per i ragazzi è cominciata con un compito in classe di ortografia. Il Times ha pubblicato il test di spelling, vocabulary, apostrophe and punctuation in anteprima, con le answers, le risposte. Già: ma come si pronuncia correttamente "answers"? Per chi si vuole cimentare sfidando i professori di Harrow , ecco il test (e le soluzioni).



Da "Il Corriere della Sera" del 15.09.2008

mercoledì 17 settembre 2008

Berlusconi - Vezzali: assalto a Porta a Porta


"EEEEEEEEH STOP!"
ha urlato il regista alla fine di questa scena
"Buona la prima"
Che Porta a Porta fosse una farsa era risaputo ma queste scenette preparate sono ridicole: sembra un provino per una parte (chissà che presto la Vezzali non ne avrà una) in un film; da notare la telecamera come stacca sul viso della campionessa olimpica che guada negli occhi il buon Silvio con intensità sublime.
Ottimi sono anche i tempi dei tre attori: le battute dette al momento giusto, con ritmo e precisione.
Tanta fatica per guadagnarsi la gloria olimpica e un minuto e mezzo per sputtanarsela.
Valentina Vezzali imita Primo Carnera.

Presidente io da lei non mi farei toccare neanche col fioretto.

martedì 16 settembre 2008

Due giorni strizzati.

Alla porta affianco dove entro tutti i lunedi, ieri mentre salivo le scale:
ha aperto la porta, è stata la scena di un film: salivo le scale, gradino per gradino e lei mi compariva pezzo per pezzo davanti, dalla testa verso il basso, questa la sua apparizione e parlava con una donna e guardava me che salivo. Il mio sguardo deve averla catturata perchè mi ha guardato fin quando l'ho guardata, dopo non so, come potrei saperlo, sono entrato nella porta affianco e via.
Ho avuto la tentazione di entrare e rompere tutto.
Il suo nome alla porta non mi aveva mai detto nulla e neanche sulla busta da lettere, non è come quelle cose che sai d'avere già visto da qualche parte ma non ricordi dove e invece ora so.
Ieri ho giocato a calcetto, non male, pioveva, a tratti anche forte e mi hanno spaccato un labbro:
sono cambiato un tempo avrei cercato di riempirlo di botte quel tipo, ieri neanche il dolore ho sentito, cioè il dolore c'era ma io non lo sentivo...è come quando ti chiamano e sei sovrappensiero.
Anche lei dice che sono cambiato, anche lei dice che è come se fossi da un'altra parte. Ed è così. E mentre mi dirigevo verso questo posto nessuno mi ha chiamato per farmi voltare, tu quanto meno e sai anche lamentarti che sono andato via, e tu forse non ci sei mai stata. E pretendi che io ci sia quando le tue voglie e i tuoi bisogni lo richiedono.
Ho una tastiera che fa schifo.
Ho un cazzo che fa un po' meno schifo della tastiera ma è decisamente meno lungo.
Gli angeli ce l'hanno meno lungo del mio e il loro fa più schifo della mia tastiera, anzi forse loro non lo hanno neanche.
Gli angeli con quelle piccole ali non possono volare...devono essere certamente appesi con qualche filo, gli arcangeli sì, quelli sì che hanno ali per volare ma sembrano troppo altezzosi, per non parlare dei putti: bambini al limite dell'obesità con queste ali miniaturizzate che ti vogliono far credere che sono in grado di volare e poi Cupido è una pippa: l'amore è cieco perché Cupido è una pippa e non fa centro neanche a puntare un elefante da quindici piedi. Cupido sarebbe peggiore di Bush se la sensibilità comune non si fosse limata fino a rendere deplorevole l'atto violento spinto dall'amore, fino a rendere ridicolo il suicidio per amore.
Solo un fesso crede a ciò che legge sui giornali, così i giornali non scrivono niente e si può credere a tutto e io che speravo in un opinione da costruire riguardo a qualcosa e l'unica opinione che riesco a farmi è su di me anche se i giornali di me non scrivono mai.
Che me ne faccio di una giraffa? che me ne faccio di una giraffa se non ho...che ne so?!...un coccodrillo? con una giraffa da sola risulterei bizzarro avessi anche un coccodrillo potrei risultare altro.
Voglio un paio di occhiali neri, abbastanza ampi che mi ci possa nascondere dietro e portarli sempre, ovunque, così che il mio barcollare in qualche strada di notte o in qualche casa a qualche festa non faccia pensare che sia ubriaco ma soltanto che quegli stupidi occhiali mi rendono cieco.
Dio è amore.
L'amore è cieco.
Ray Charles è cieco quindi Ray Charles è Dio.
Ma Dio non esiste quindi neanche Ray Charles ma esiste la sua musica, come il mondo: Dio non esiste ma esiste il mondo.
Io credo che lei abbia dei segreti e io non ne ho.
Maledizione.

lunedì 15 settembre 2008

come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba

Little Boy era alto 71 cm e largo 3 metri pesava 4000 kg: non proprio un piccolo ragazzo.
Enola Gay il 6 agosto 1945 portava a spasso Little Boy come una mamma modello.
Enola Gay è un bombardiere B-29 Superfortress che sganciò Little Boy da un'altezza di poco più di mezzo chilometro sulla città di Hiroshima.
Little Boy conteneva 60 kg di uranio 235, è stata la prima esplosione nucleare con uranio e la prima arma nucleare utilizzata in un conflitto.
Enola Gay è il nome della madre del pilota, Paul Tibbets. Un pensiero dolce quello del generale aviatore statunitense.
Chissà quali fossero i suoi pensieri quando partì dall'isola di Tinian verso Hiroshima.
Cosa pensò sganciando la bomba non so e non è immaginabile perché impossibile mi risulta simulare il pensiero di un uomo che eseguendo un ordine uccise Little Boy.
Il signor Tibbets dopo essersi ritirato dall'aereonautica militare con un buon numero di medaglie ed onorificienze lavorò per la Executive Jet Aviation, una compagnia di aerotaxi di Columbus, diventandone presidente dal 1976 al 1987. Il primo novembre dello scorso anno il buon Paul è passato a miglior vita.
Tre giorni dopo il gesto eroico del suddetto defunto, Fat Man esplose alla stessa altezza di Little Boy sulla città di Nagasaki. Fat Man non era della stessa pasta di Little Boy: Fat Man era una bomba a implosione basata su plutonio 239.
Non si sa se fossero padre e figlio ma è certo che la loro collaborazione convinse alla resa l'impero giapponese: una collaborazione diplomatica.
Enola Gay ora dovrebbe essere esposto in qualche museo.

(da accompagnarsi con "Nagasaki" - Album: L'altra Educazione - Surgery)

Per la serie: non hai nulla da fare che fare questi disegni del cavolo?

sabato 13 settembre 2008

...

è come per le opere d'arte.

Fino a pochi giorni fa detestavo le separazioni, gli allontanamenti, le persone che perdi di vista, che poi quando ti rincontri c'è imbarazzo e non si sa se salutarsi o meno. Fino all'altra sera pensavo di volere con me per sempre tutte le persone. Le separazioni possono essere improvvise e violente come la morte o lente e quasi impercettibili: si sta vicini, poi un piccolo spessore si interpone, lo spessore diventa un divario, il divario un distacco, il distacco un abisso e neanche ci si è accorti di nulla. E l'altra sera, che erano le prime ore del 10 settembre, ho pensato che le separazioni per me sono come il tempo per le opere d'arte: sarà che non ho buona memoria, ma il tempo che passa, che si mette fra me e le persone andate riequilibra tutto, leviga gli spigoli, dà simmetria alle immagini, stempera i colori dei dispiaceri e li sfuma per renderli omogenei con quello che di bello c'è stato e tinge tutto di un velo di malinconia.
Fino a pochi giorni fa detestavo le separazioni, gli allontanamenti, le persone che perdi di vista, avrei voluto avere tutti con me per sempre ma ora è diverso: è come per le opere d'arte.

venerdì 12 settembre 2008

Io ci vedo qualcosa: visionario

Moplen:
materia plastica ottenuta dalla polimerizzazione del propilene.
Il polipropilene isotattico è un materiale rivoluzionario per le sue caratteristiche di resistenza meccanica, economicità di produzione e lavorazione. Il Moplen è tutt'oggi una delle materie termoplastiche più utilizzate nell'industria dei prodotti idrosanitari e casalinghi. La sua scoperta valse a Giulio Natta, chimico genovese, il premio Nobel per la chimica nel '63.
Si ricordi Gino Bramieri in Carosello con il tormentone pubblicitario:
« E mò e mò e mò... Moplen! »

Prostituzione

giovedì 11 settembre 2008

Guzzanti e Ratzinger

Continuo a preoccuparmi

Vilipendio Papa: la Procura chiede di procedere contro la Guzzanti e di archiviare Beppe Grillo

La Guzzanti a piazza Navona ROMA (10 settembre) - La procura di Roma chiederà al ministro della giustizia di procedere contro Sabina Guzzanti, indagata per vilipendio nei confronti del Papa, in relazione alle affermazioni fatte dall'attrice l'8 luglio scorso durante la manifestazione «No Cav Day» in piazza Navona. Chiesta invece l'archiviazione per le dichiarazioni di Beppe Grillo contro il presidente della Repubblica in relazione alla firma del cosiddetto Lodo Alfano. La procura ha ritenuto che esisteva il diritto di satira. Dura la reazione dell'leader dell'Idv Antonio Di Pietro secondo il quale l'onore del Papa non sono stati calpestati, si è trattato di satira, ma, spiega Di Pietro, «si sa, essere una donna libera ai giorni nostri è un reato».

Nessuna denuncia dalla Carfagna. Spetta adesso al ministro della Giustizia autorizzare, secondo quanto previsto dall'articolo 313 del codice di procedura penale, lo svolgimento delle indagini nei confronti della Guzzanti. Contro di lei per ora nessuna denuncia o querela dal parte del ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna anche lei oggetto delle parole della Guzzanti. Per procedere l'autorità giudiziaria deve essere sollecitata da una querela. Per quanto riguarda il capo dello Stato e il Pontefice invece, il fascicolo viene aperto d'ufficio. Il procuratore Giovanni Ferrara e il pm Angelantonio Racanelli hanno esaminato i filmati degli interventi di Guzzanti e Grillo durante la manifestazione di piazza Navona.

Grillo: «Non mi interessa niente». Così il comico commenta la notizia dell'archiviazione della sua posizione. Beppe Grillo durante la manifestazione aveva chiamato il presidente della Repubblica «Morfeo Napolitano» e lo aveva contestato per aver firmato il provvedimento definito Lodo Alfano.

Di Pietro contrario. «L'onore ed il prestigio del Pontefice, al quale va il mio massimo rispetto, a mio avviso, non sono calpestati dalla satira della Guzzanti che, proprio in quanto satira, va presa per quel che è». Per Di Pietro le offese arrivano da coloro che «predicano bene e razzolano male, che corrompono i testi ai processi e poi vanno a baciare la mano al Pontefice, che rubano e non vogliono farsi giudicare, che vanno a messa la domenica e ai bordelli il lunedì, che danno Gesù Cristo sull'altare e si prendono i bambini in sacrestia». Di Pietro spiega che neanche lui ha condiviso ciò che ha detto la Guzzanti «ma - aggiunge - solo ai tempi dell'olio di ricino chi la pensava diversamente finiva in galera». Essere una donna libera, conclude il leader dell'Idv, «ai giorni nostri è un reato!».

A ottobre a piazza Navona. Di Pietro si dice certo che «l'indagine si concluderà con una piena assoluzione» perché la Guzzanti «ha esercitato il diritto costituzionale della libera manifestazione del pensiero» e dà appuntamento all'11 ottobre sempre in piazza Navona.

(da Il Messaggero)


Risponde la Guzzanti dal suo blog
carissimi,

prima che possa vantarmi, mi aiutate a capire se sono la prima o se ci sono stati altri casi? comunque è rarissimo. aggiorno subito il curriculum. se non vi dispiace io continuerei nel mio demo a definirmi autrice e regista visto che attori e show girl recitano testi scritti da altri mentre quello che dico è tutta farina del mio sacco fino all'ultimo granello. Ma imparerò senz'altro a ballare per non tradire le aspettative di questi cuori di leoni che fanno i titoli.

sono onorata per questa denuncia certo Alfano potrebbe non autorizzare ma mi pare che possa ben sperare. l'unica cosa che non mi è chiara: il papa chi? Totti?

non vi fate spaventare sono gesti intimidatori perché non pensiate che
si possa dire impunemente quello che si pensa. invece si può e
perderanno loro. invece si può e la soddisfazione che si prova è impareggiabile. meglio di una cena di vissani, meglio di uno spettacolo di apicella, addirittura meglio che leggere un discorso del brillante cerami.

da quando sono iniziate le esternazioni contro i gay i pestaggi degli innocenti sono quotidiani. molto facile verificare quanti erano prima e quanti sono ora. dimostrare che questa politica discriminatoria è colegata a delitti infamissimi è semplice. concludere che si va all'inferno per questo per chi ci crede pure. per chi non ci crede restano i tribunali più arbitrari a quanto pare del giudizio di dio grazie all'incosistenza dei rappresentanti dei partiti laici e progressisti che sono riusciti in breve a far perseguire i reati di opinione, stiamo tornando a un regime fascista. compilimenti d'alema, complimenti veltroni, complimenti finocchiaro e company. siete davvero dei portenti. complimenti anche ai loro indegni supporter supportati che scrivono sui giornali. avete sostenuto tutte le campagne contro la giustizia, contro le istituzioni democratiche e ora finalmente siamo in una dittatura. i primi a rimetterci sarete voi. ma non voglio anticiparvi nulla. non vedete a un palmo dal vostro naso e il mondo per voi deve essere una continua sorpresa o spavento.





sabato 6 settembre 2008

Mobile attesa

Io essere biodegradabile
pistola caricata a spermatozoi
bocca di fuoco di stronzate
e pensieri fatui
che non accendono gli animi
di nessuno
termovalorizzatore di sentimenti
spazzatura
motore quattro tempi
senza benzina e aspirazioni
per di più guasto nei miei
meccanismi
rimango metallico abbandonato
freddo al freddo
e caldo sotto il sole
in un prato verde d'inverno
e marrone d'estate
sotto la pioggia del tempo
in ogni stagione
ad attendere la ruggine

venerdì 5 settembre 2008

Colpi di satirà giornaliera



Ellekappa - Repubblica 04.09.2008

Una notte come un'altra

Non so.
Devo essere sincero: non ho idea di come mi ritrovai lì.
"Lì" è con le spalle davanti la porta d'ingresso di un Grand Hotel nel versante interno.
Come facevo a sapere che fosse un Grand Hotel? mi bastò dare un'occhiata all'ambiente.
Moquette rossa ovunque neanche avessero sgozzato mille maiali e fatto scorrere il loro sangue in quella hall. Colonne di marmo gelido per raffreddare il fuoco del pavimento.
Lo sguardo attraversando l'ampio salone arrivò al bancone della reception: un pezzo di legno unico, chiaro, ricavato da chissà che specie di albero. Poggiati sopra gli oggetti che ci si aspetta di trovare ad una reception: una targa d'orata su cui è inciso "reception" come a dire "se qualcuno non l'avesse capito...", depliant vari, penne di un certo valore legate da piccole catene che le davano l'aspetto di biro da quattro soldi. Io fossi un cliente di un albergo di questo calibro mi sorprenderei nel vedere queste catene: "posso permettermi un posto simile e avete paura che rubi una penna da un centinaio di euro?". Dietro al bancone, appeso al muro il casellario.
Ai lati della reception due librerie spropositate per dimensioni e all'ombra di queste tavoli e poltrone dove leggere e sorseggiare il tè fornito dal bar posto nell'angolo Nord-Est. Alla mia destra divani e tavolini bassi con i maggiori quotidiani nazionali e varie riviste patinate; su questi divani erano parcheggiati gli ospiti appena giunti e insieme a loro i bagagli; i facchini correndo da una parte a l'altra della hall caricavano le valigie su carrelli portandole chissà dove. Vicino al bar sulla parete Est un arco bucava la parete dando accesso al ristorante che a quell'ora era ancora chiuso. Le pareti libere non erano vuote ma imbrattate da dipinti. Il soffitto affrescato con scene tratte dalla Bibbia reggeva lampadari posti ad intervalli regolari.
Di fronte s'alzava un'imponente scalinata anch'essa ricoperta da un tappeto rosso e poco di lato, quasi nell'ombra, due porte che stonavano con l'ambiente ricco e sfarzoso e apparivano misteriose ad una prima occhiata.
La parete alle mie spalle e la porta dalla quale entrai non le ricordo.
Fin qui si potrebbe dire "Nulla di strano" ma lasciatemi raccontare.
In questo ambiente si muovevano varie persone ma subito la mia attenzione fu presa da qualcosa che ha dell'incredibile: uno spazzolino da denti si aggirava per la hall ondeggiando delicatamente prima dall'alto verso il basso, poi muovendosi in orizzontale e a tratti in modo circolare. Questo spazzolino fluttuava a circa un metro e sessanta dalla moquette fin quando non si avvicinò al bancone della reception e iniziò a suonare il campanello. Inizialmente il suono si proponeva solo di
attirare l'attenzione del portiere di turno. Dopo un paio di secondi l'uomo in divisa dietro al bancone si girò e a quel punto chiamarlo ancora "uomo" mi risultò difficile: il soggetto in questione aveva scambiati gli occhi con i padiglioni auricolari e al centro della faccia vi era una piccola proboscide al posto del naso che ad una seconda osservazione si scoprì essere niente di meno che un cazzo. Lo spazzolino comunicava con il tale della reception alternando sulla campanella suoni lunghi a suoni brevi: con mio profondo stupore la faccia di cazzo lo capiva e con una bocca normale rispose di accomodarsi e aspettare pochi minuti. Dietro il portiere il casellario sul quale non erano poggiate normalmente le chiavi delle stanze ma piccioni. Ai clienti entrando nella hall bastava chiedere la propria chiave che il volatile con rispettivo numero s'alzava in volo accompagnando l'ospite alla porta della stanza.
Intanto lo spazzolino riprese a vibrare e muovendosi a mezz'aria fece per andare sui divani posti alla destra dell'ingresso ma una manata rapida e decisa lo prese. La mano in questione apparteneva ad una donna bionda con un ampio ciuffo frontale, labbra rosse fuoco con un neo che le accompagnava poco più in alto a sinistra, quasi sulla guancia, sguardo caldo con ciglia teleferiche, spalle appena coperte da una pelliccia bianca che lasciava intravedere buona parte del seno e della sua pelle candida. Sotto la pelliccia un vestito rosso in tono con le labbra la cui gonna arrivava alle ginocchia. Lo spazzolino da denti dopo essere stato preso iniziò a dimenarsi; lei tenendolo saldo gli girava intorno del nastro adesivo arancione: senza troppa fatica fu ricoperto tutto, a quel punto le dimensioni ne risultarono quintuplicate mantenendo comunque le iniziali proporzioni. Nonostante le sue condizioni lo spazzolino continuava a muoversi quasi con rabbia. A questo punto la donna s'alzò la gonna, rivelando l'assenza degli slip, divaricò leggermente le gambe flettendole un poco e fece sparire lo spazzolino fra le cosce, poi come se nulla fosse accaduto lasciò tornare la gonna al suo posto e si andò a sedere sui divani con un sorriso per metà folle e per l'altra metà compiaciuto.
Seguendo i movimenti della donna mi accorsi che i dipinti alle pareti erano vivi: gli affreschi si muovevano, gesticolavano sembravano parlare fra di loro ma nessun suono veniva da quei muri. Avvicinandomi per osservare meglio notai delle piccole cuffie appese sugli affreschi: ne presi un paio in corrispondenza di un San Sebastiano e lo sentii bestemmiare e imprecare legato a quella colonna, con lo sguardo verso il cielo. Spostandomi poco a destra "La Libertà che guida il popolo" correva e dalle cuffie si poteva sentirla maledire i suoi inseguitori che a loro volta le intimavano di fermarsi così che potessero scannarla. Posai le cuffie e cercai di non guardare più le pareti.
Dal soffitto pendevano lampadari a "goccia"... nel vero senso della parola perché la loro struttura non era null'altro che dei piccoli tubi che perdevano acqua dando vita a gocce di dimensioni incredibili che poi cadevano in un piccolo bacino. All'impatto con l'acqua sottostante queste gocce alzavano delle sottilissime colonne d'acqua che arrivavano a toccare il soffitto e che attraversate dalla luce delle fiaccole poste al di sopra della struttura tubolare per pochi attimi producevano
piccoli arcobaleni in ogni angolo della stanza.
Inutile dirvi che anche il bar fosse strano. Qui ogni liquido versato vincendo la forza di gravità si rovesciava verso l'alto: il barman riempiva i bicchieri tenendoli capovolti e poi li lasciava andare in acrobazie varie, il tutto nella più totale tranquillità, come se fosse normale. Anche la macchina del caffè sputava fuori la bevanda verso l'alto dove erano fissate le tazzine.
Più di tutto mi sorprese la scalinata che di per se non aveva nulla di strano. Sui gradini vi erano diverse persone: chi seduto, chi sdraiato, chi in piedi, tutte con toghe e tuniche colorate non certo di quest'epoca. Mi avvicinai alla gradinata e sul primo scalino seduto c'era un tipo vestito in marrone con la testa pensante appoggiata sul pugno e nell'altra mano una matita. Ai lati due gruppi di persone intente a parlare, a scrivere, a declamare poesie. Qualche gradino più su un tipo piccolo di statura stravaccato a terra. Evitato questo salii altri gradini fino ad arrivare al pianerottolo dove c'era molta più gente che circondava due figuri vestiti meglio degli altri e che avevano un'aria saccente. Chiesi ad uno chi fossero e lui mi rispose stupito che io non conoscessi l'identità dei due: "Platone e Aristotele". Aristotele e Platone con la loro aria da divi e il loro modo di parlare come se avessero in mano la verità assoluta non mi risultarono molto simpatici: mi lasciai andare in una sonora pernacchia. Terminata la mia performance sonora una delle due porte a lato della scala si aprì e ne venne fuori un faccione barbuto con baffi e mosca, pochi capelli unti e arruffati, sopracciglia inarcate e occhi a palla tenuti nelle orbite da borse e occhiaie considerevoli - STOP! - Gridò. - POTETE ANDARE ABBIAMO FINITO -


...e per fortuna che il ristorante fosse chiuso...

lunedì 1 settembre 2008

STANZA 218

Ora che non ho fame di parole
avrei bisogno di parole
Parole che scorrano facili
e non inciampino in mezzo alle dita
Mi scrivi per sapere che tempo fa dentro la mia testa
e vorrei risponderti
Ho chiesto a Dario se vede il sole dentro la mia testa
Io sento solo l'aria
che entra da una finestra rotta
Sento solo le mattonelle fredde sotto i piedi
e le pareti che scricchiolano
Sento solo le vene
che finiscono dove finisco io
E passo il tempo a toccare i punti in cui mi manchi
E li sento cedere
Ora che non ho sete di parole
avrei bisogno di parole
Parole che cadano in gola come pioggia calda
Parole che non sbiadiscano sotto questo sole
Mi scrivi per sapere che tempo fa dentro la mia testa
e vorrei risponderti
Dario è partito
Io chiedo in giro se si vede il sole dentro la mia testa
Io sento solo l'aria
che entra da una finestra rotta
Sento solo le mattonelle fredde sotto i piedi
e le pareti che scricchiolano
Sento solo le vene
che finiscono dove finisco io
E passo il tempo a toccare i punti in cui mi manchi
E li sento cedere

(El Muniria - Stanza 218)

martedì 26 agosto 2008

Santa Maradona

BART
La prossima volta ti prendi le tue responsabilità e 'ste porcherie te le vai a comprare da solo.
ANDREA
Allora, il problema non è leggere o meno Novella 2000. Il problema è leggere solo Novella 2000.
BART
Mh.
ANDREA
Sì. Chi legge Harmony, così per svago, non è necessariamente... un ignorante, no?
BART
No. Però è chiaro che si può sentire chiamato in causa.
ANDREA
E mi stanno sul culo... quelli che fanno gli schizzinosi quando vedono uno che si legge... che cazzo ne so... TV Sorrisi e Canzoni.
BART
Sì, anche a me. Però a me stanno sul culo quasi tutti, eh.
ANDREA
Il problema non è Novella 2000... il problema è solo di quantità. Perché se io ho soltanto una cosa a disposizione, non la posso mettere in collegamento con nient'altro. Quindi la mente resta immobile... e non puoi allargare i tuoi orizzonti.
BART
Che peccato che ci sia solo io ad ascoltarti, vero?
ANDREA
È solo una questione di collegamenti.
BART
Mh.
ANDREA
Dunque... tu sai cos'è Basic Istinct?
BART
Una stronzata?
ANDREA
D'accordo, ma sai cos'è?
BART
Cos'è veramente?
ANDREA
Cos'è veramente.
BART
Dillo tu.
ANDREA
OK. Pensa alla prima scena del film. C'è lei che se ne sta lì a fare il rodeo avvitata sul cazzo di mister nessuno, giusto?
BART
(sorridendo) Sì.
ANDREA
Okay, però, cronometro alla mano, lo spettatore individua il killer dopo solo 45 secondi dai titoli di testa... il che vuol dire che i 125 minuti che seguono sono... i più inutili della storia del cinema.
BART
E fin qua c'arrivavo anche da solo.
ANDREA
E bravo. Però... il killer lo becchi solo grazie ai collegamenti.
BART
In che senso?
ANDREA
Voglio dire... lo spettatore vede l'assassina che sta scopando.
BART
Sì.
ANDREA
Ovvio però che non te la fanno vedere in faccia.
BART
Chiaro.
ANDREA
Ma qual è l'unica cosa che lo spettatore medio guarda in questi casi?
BART
Uhm... le tette?
ANDREA
Bravo. Lo spettatore guarda le tette. E se è in grado di uscire dal testo e di fare un collegamento, pensa che quelle tette le ha già viste... perché quelle tette erano su tutti i giornali... perché quelle sono le famosissime tette di Sharon Stone.
BART
Eh...!
ANDREA
Ora... testo uno: il film. Testo due: Novella 2000. Il trucco sta nel collegamento tra uno e due. Tette del film, tette di Novella 2000, tette del film, tette intertestuali, coincidono. Sharon Stone è l'assassina.
BART
Però... non ho preso appunti, mannaggia...
ANDREA
E' troppo tardi.
BART
Che tristezza vederti buttare così i tuoi anni migliori, Andre'.

(da Santa Maradona - Marco Ponti)

Bolt

Su Alemanno e i turisti olandesi

Dopo il colpo di genio dei militari in città tipo gioco dei "quattro cantoni" e l'invito alla Chiesa di accogliere i clandestini sbarcati nel sud nei monasteri, abbazie, conventi, dato che la carità è uno dei fondamenti del cattolicesimo...

Domani andrò in un supermercato prenderò del gelato o del thè ed uscirò senza pagare.
Dopo essere stato preso dalla guardia giurata di turno o dalle forze dell'ordine alle accuse di taccheggio o furto risponderò:

- Sono degli "imprudenti" questi supermercati a lasciare la merce in mostra -

(L'assurdo)
(Vauro - Il Manifesto 26 agosto 2008)

sabato 23 agosto 2008

Suprema

Splendido amore
splendido perchè
mi condanni a rimanere in vita,là dove vita non c'è
lascia le tracce in terra,
le riconoscero'
nel candore di un tuo sguardo e in un sonno perpetuo
mi addormentero'.

Spendido amore
splendido perche'
hai dettato un programma geniale
solamente per me
lacrime d'oro e d'argento scorreranno e da cui
nascerà un nuovo mondo gentile e imperfetto
ma immune da tutto.

Moltheni

venerdì 22 agosto 2008

2

Vorrei essere come la protagonista de "L'isola":
muta
innamorata
puttana
assassina.
E pazza.

1

Siamo ciò che abbiamo perso?
e puoi perdere solo ciò che possiedi...
e non ho mai avuto granché...
niente da perdere
e niente da essere.

mercoledì 20 agosto 2008

Sensibile

La parola "sensibile" è vaga come stelle dell'Orsa.

Francesca Mambro, protagonista dell'eversione nera degli anni '70,

si è presa qualche ergastolo

per omicidi organizzati, realizzati, rivendicati, confessati,

ma si è proclamata innocente rispetto alla strage di Bologna.

Francesca Mambro era allora come oggi la donna di Giusva Fioravanti,

un tizio colpevole di decine di delitti a sfondo labilmente politico.

Delitti diventati famosi per la ferocia e la facilità con cui vennero commessi,

spesso a danno di gente che nulla aveva a che fare con le sue cause,

e a volte dettati dalla follia piuttosto che da un qualche credo neofascista.

Un ragazzo la cui gioventù venne violentata da troppa televisione.

Giusva era uno pronto per la Uno Bianca prima della Uno Bianca.

Qualche anno fa un giudice chiese a Francesca

perchè lo scelse come compagno di vita.

A questa domanda rispose con una frase da ginnasio nichilista,

lapidaria,

nel senso di lapide:

"Giusva era il ragazzo più sensibile che avessi mai incontrato".

Che razza di tipacci fossero gli altri ragazzi che aveva frequentato

non ci è dato sapere.

Di sicuro Francesca con gli uomini non è stata fortunata,

e la parola "sensibile" resta dubbia e ambivalente

come il coinvolgimento dei NAR per i fatti del 2 agosto 1980.

Francesca Mambro è citata nei ringraziamenti di un disco intitolato:

"Abbiamo pazientato 40 anni, ora basta!"

Sensibili anche loro.

Per evitare di confondere la sensibilità con l'eversione fascista e stragista,

stabiliremo dei limiti.

Definiamo quindi neosensibilismo il nostro modo di essere sensibili.

che del tutto si distacca dalle ambiguità di Francesca Mambro

da cui ci dissociamo anche per l'uso sconsiderato e irresponsabile del vocabolario.

La signora Mambro e il camerata Fioravanti sono fuori di galera.

Fa male ammettere che al momento vincono due a zero

Offlaga Disco Pax - Bachelite

domenica 17 agosto 2008

Cantico dei Drogati

Ho licenziato Dio
gettato via un amore
per costruirmi il vuoto
nell'anima e nel cuore.
Le parole che dico
non han più forma né accento
si trasformano i suoni
in un sordo lamento.
Mentre fra gli altri nudi
io striscio verso un fuoco
che illumina i fantasmi
di questo osceno giuoco.
Come potrò dire a mia madre che ho paura?
Chi mi riparlerà
di domani luminosi
dove i muti canteranno
e taceranno i noiosi.
Quando riascolterò
il vento tra le foglie
sussurrare i silenzi
che la sera raccoglie.
Io che non vedo più
che folletti di vetro
che mi spiano davanti
che mi ridono dietro.
Come potrò dire a mia madre che ho paura?
Perché non hanno fatto
delle grandi pattumiere
per i giorni già usati
per queste ed altre sere.
E chi, chi sarà mai
il buttafuori del sole
chi lo spinge ogni giorno
sulla scena alle prime ore.
E soprattutto chi
e perché mi ha messo al mondo
dove vivo la mia morte
con un anticipo tremendo?
Come potrò dire a mia madre che ho paura?
Quando scadrà l'affitto
di questo corpo idiota
allora avrò il mio premio
come una buona nota.
Mi citeran di monito
a chi crede sia bello
giocherellare a palla
con il proprio cervello.
Cercando di lanciarlo
oltre il confine stabilito
che qualcuno ha tracciato
ai bordi dell'infinito.
Come potrò dire a mia madre che ho paura?
Tu che m'ascolti insegnami
un alfabeto che sia
differente da quello
della mia vigliaccheria.

F. De Andrè - Tutti Morimmo a Stento

sabato 16 agosto 2008

Questioni

Un tempo vedevo film con Lei.
Ora solo.
C'è ancora Lei con me?
ed io sono ancora in Lei?

venerdì 15 agosto 2008

Suggestioni
















Gli ami sono strumenti per la caccia
pronti a prendere la preda penetrandole la carne.
Io e te siamo due ami intrecciati per la loro concavità
tenuti in tensione da due fili
che tirano in direzioni opposte sulla stessa retta.

sabato 2 agosto 2008

Schroeder, il pescatore

Sedevo sulla riva del Bernadotte

e gettavo molliche nell'acqua,

per vedere i pesciolini combattere

finché il più forte otteneva la preda.

Oppure andavo al mio piccolo pascolo,

dove i maiali tranquilli se ne dormivano nella broda

o ammusando amorosamente fra loro,

e vuotavo un canestro di meliga gialla

e li osservavo spingersi e strillare e mordersi

e pestarsi l'un l'altro per arrivarci.

E così vidi la tenuta di Christian Dallman

di più di tremila acri

inghiottire il pezzetto di Felix Schmidt,

come un luccio inghiotte un pesciolino.

Dico, se c'è qualcosa nell'uomo -

spirito, o coscienza, o soffio di Dio -

che lo renda diverso dai pesci e dai porci,

mi piacerebbe vederlo!



Edgar Lee Master - Antologia di Spoon River

domenica 20 luglio 2008

Uri Geller - Virginiana Miller - Fuochi Fatui d'Artificio

Qualcuno si ricorda di Uri Geller
la mente che piegava i cucchiaini
che poi non ci giravi più il caffè
e ne restava l’amarezza in cuore.
C’ho provato anch’io ma tante tante volte
a concentrare tutta l’energia, alzarmi in piedi e andare via.
Ma forse ti ricordi di quel tale, lo sguardo che fermava gli orologi
e adesso è tutto tempo che mi avanza
col fiato corto su per le scale.
C’ho provato anch’io ma tante tante volte
a concentrare tutta l’energia, alzarmi in piedi e andare via
c’ho provato anch’io ma tante tante volte
a chiuderti le porte col pensiero e dirti addio, davvero.

giovedì 17 luglio 2008

Incubi e delitti


Continuo sempre ad avere lo stesso incubo:
grido "Ti amo" in una stanza fatta di pietre che sembrano poggiate una sull'altra così a caso e altrettanto casualmente sembrano tenere su le mura di quello che appare come una cantina. Grido "Ti amo" tra muffa, umidità e topi troppo cresciuti che dagli angoli della stanza guardano la scena dal basso e si rizzano sulle zampe posteriori per cercare di vedere il mio volto, per vedere chi c'è sdraiato su quell'asse di legno, legato mani e piedi da quel grido.
Di giorno penso: "Settanta metri al secondo è la velocità massima che può raggiungere un corpo in caduta libera nella nostra atmosfera…un chicco di grandine, una desueta bomba a gravità, un paracadutista sfortunato o un suicida che si getta dalla Tour Eiffel, poi l'aria lo frena e gli impedisce di essere più rapido. Questa è la velocità a cui dovrei viaggiare".
E di notte nel sogno vedo avvicinarsi il boia: un essere che di poco supera il metro d'altezza ma con braccia, gambe, piedi e mani normalmente sviluppati. Questo s'avvicina e dal cappuccio nero, oltre a filtrare la sua voce profonda come un pozzo, riesco ad intuire un riso sadico.
In un angolo c'è una radio accesa: sembra messa lì a sfidare l'umidità della cantina.

"Il mondo non è perfetto. In un mondo perfetto Mark Chapman avrebbe ucciso Yoko Ono."

e io rido nonostante non possa permettermelo. E il nano a metà, testa di cazzo incappucciato di nero a preservare la sua identità, prepara un vassoio con vari attrezzi lucenti. La mia mente prende una strada di razionalità: se questo tipo non vuole farsi vedere in volto probabilmente non mi ucciderà...
Più che razionalità è speranza.

"E' sbagliato giudicare un uomo dalle persone che frequenta...Giuda, per esempio, aveva degli amici irreprensibili..."

Continua la radio. E io rido di nuovo. Il mezzo boia si accorge della mia risata e ne rimane stupito, allora alza un piccolo bisturi che riflette la luce dell'unica lampadina della stanza, appesa al soffitto come io sono appeso alla vita. Guarda la lama e pone delicatamente la mano libera sulla mia fronte, delicatezza che mi sorprende. La sorpresa dura ben poco perché appena il bisturi accenna a scendere verso di me la mano immobilizza la mia testa: il bisturi freddo e impersonale taglia gli angoli della mia bocca e li sposta a metà della guancia. Dolore del taglio, dolore nell'allargare la bocca per urlare. Rischio di soffocare nel mio stesso sangue ma premuroso il bastardo aspira tutto il rosso e mi fa "Visto che ti piace ridere ti ho allargato il sorriso"
E io rido. Alle sue parole rido. E soffro.
E la radio complice del nano sadico:

"E' vero che il vino è nemico dell'uomo, ma è anche vero che chi fugge davanti al nemico è un vigliacco."

E rido.
Offeso dal mio comportamento con abile mano e alzandosi sulle punte dei piedi, il boia divide verticalmente le mie labbra. Poi va alla radio e alza il volume.

"Tra due mali scelgo sempre quella piu' giovane e carina."

Cerco di non ridere: il dolore è troppo. Ma quella frase inizia a rimbalzarmi in testa "questa sì che è bella!" e rido di nuovo e mi maledico.
Forse la tortura non sta nei colpi del bisturi ma nel vietarmi di ridere, divieto imposto dal dolore ma violato dalla mia mente che gioca con quelle frasi e se le ripete fino ad impormi il sorriso.
E ora sorrido con 2 bocche.
D'improvviso si sente un suono di sirena e la parete dalla parte dei miei piedi s'apre in due come la mia bocca e appare una schiera di denti, spettatori seduti su gengive che non sono altro che poltrone rosse.
Spettacolo perverso uguale spettatori perversi.
E penso ad alcuni programmi televisivi: programmi di merda uguale persone di merda.

"Guadagnavo 50 dollari la settimana. Un terzo lo spendevo per bere e un altro per andare a donne. Il resto lo spendevo in modo stupido"

Rido a quattro labbra e con 2 bocche ma cerco di frenarmi e il pubblico ride vedendo che il dolore mi blocca.
Loro ridono e mi scatenano conati di risa che non posso trattenere: li derido perché deridono me, e soprattutto la mia situazione.
Rido e mi si spalanca la bocca e i tagli corrono verso le orecchie: una sorta di poesia del sorriso.
Rido come spesso ho chiesto di ridere ad altri: "ridi fino a farti arrivare la bocca ai lobi delle orecchie"
Rido e fa male.
Malissimo.
E il sangue si raggruma e intasa quel lavandino malconcio che è la mia gola.
Con gli ultimi fiati penso e canticchio muto.

"sarà che forse sono daltonico, ma devo dire che questo cielo, invece di essere sempre più blu, a me sembra sempre più nero sarà che le ragazze con cui esco hanno tutte i mostri sotto il letto, le ragazze con cui esco hanno sempre un incubo nel cassetto"

poi svengo.

martedì 15 luglio 2008

QUESTA è LA FINE

Questa è la fine
quante volte avremmo voluto dirlo
un po’ profeti di sventura, un po’ senza capirlo
per poi andarcene in silenzio
subito prima dell’inverno
con le foglie che, come da copione, ci muoiono intorno
Questa è la fine, cara vecchia amica, la fine,
metà poeti maledetti, metà belle statuine
ma la fine è la fine
non è qualcosa che s’invoca
la fine viene quando vuole
poesia ne ha poca.
Chiudi gli occhi amore
non c’è niente da vedere qui
sugli schermi solo noia
pioggia di missili su Gaza
e qualche faccia da troia
Questa è la fine, la senti arrivare
con la fanfara di ottimisti che non ci vogliono pensare
che questa fine, in fondo, è lì da quando sono nati
e che qualcuno alla fine li ha sempre graziati
Questa è la fine, sia benedetta la fine
con tanto di fulmini in cielo, fuoco e giù, distruzione,
quella fine che altrove hanno già visto arrivare
e io qui a prendermi il lusso di morire d’amore
Questa è la fine, la solita fine annunciata
e riannunciata mille volte, mille e una volta rinviata
la fine con gli angeli in cielo
che, come avvoltoi, aspettano la parola fine
volteggiando su di noi
Togli l’audio, amore,
non c’è niente da sentire qui
nei postriboli del postrock
anemici piagnucolano dentro i riverberi
Questa è la fine
e si parte così senza avere
una risposta alle domande
che ci hanno sempre fatto dannare
come: "chi sarà mai l’idiota
che sta in testa alla coda
in corsia di sorpasso ai novanta all’ora".

Giorgio Canali - Rossofuoco

sabato 12 luglio 2008

giovedì 10 luglio 2008

Yes and No

mercoledì 9 luglio 2008

108. Robert Davidson

I GREW spiritually fat living off the souls of men.
If I saw a soul that was strong
I wounded its pride and devoured its strength.
The shelters of friendship knew my cunning,
For where I could steal a friend I did so. 5
And wherever I could enlarge my power
By undermining ambition, I did so,
Thus to make smooth my own.
And to triumph over other souls,
Just to assert and prove my superior strength, 10
Was with me a delight,
The keen exhilaration of soul gymnastics.
Devouring souls, I should have lived forever.
But their undigested remains bred in me a deadly nephritis,
With fear, restlessness, sinking spirits, 15
Hatred, suspicion, vision disturbed.
I collapsed at last with a shriek.
Remember the acorn;
It does not devour other acorns.





















Edgar Lee Masters (1868–1950). Spoon River Anthology. 1916.

Ho scavato una fossa per seppellirmi e vi sono entrato ma è troppo poco profonda quindi continuo a scavare

(ovvero effetti collaterali del glutammato monosodico)

Vorrei sapere giusto per il gusto di sapere e poi un giorno d'improvviso trovare l'utilità di quella conoscenza; vedere i tramonti e non pensare al Piccolo Principe che ho rapito quand'ero bambino e nessuno mai ha reclamato per lui libertà, mai nessun appello nel nome del Signore, nel nome dell'umanità e della giustizia per far si che venisse rilasciato.
Ho nascosto momenti, parole, situazioni, persone come cadaveri murati nelle fondamenta della costruzione del mio essere.
L'idiozia della scelta, la follia del "se", neanche fossimo liberi veramente.
L'idiozia della scelta, la follia del "se" ad aprire infinite possibilità che non sono possibili se non una alla volta: avere un figlio di sei anni è solo un sentiero sbarrato da un "se" che è stato scartato.
Le "sliding doors".

"E pensavo dondolato dal vagone, cara amica il tempo prende, il tempo dà. Noi corriamo sempre in una direzione ma qual sia e che senso abbia chi lo sa? Restano i sogni senza tempo, le impressioni di un momento, le luci nel buio di case intraviste da un treno. Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa, e il cuore di simboli pieno."

Abbiamo notizie su tutto, tranne su chi siamo e dove andiamo: terremoti interiori sconquassano il terzo mondo del nostro animo, tsunami inondano i nostri polmoni e i nostri occhi, feriamo e disperdiamo animi e corpi sulle spiagge in concessione come uragani estivi e nessun giornale tv ne da notizia. Siamo soli e c'attardiamo ad urlare il nostro dolore all'universo sperando che forme di vita intelligenti intercettino le nostre grida radio con parabole meno arruginite delle nostre ossa. Parliamo da soli come il matto, rivolti a qualcuno che non può comprendere le nostre parole, radiografie di un mondo in miniatura chiuso nella bottiglia dell'universo. Allora malati terminali affetti da noi stessi cerchiamo l'altro per fingere che tutto ciò sia solo una suggestione: elettroshock d'amicizia, lobotomizzazioni d'amore, oppioidi sotto forma di note compressi in mp3, film lisergici per trip da consumare sulle poltrone del cinematografo o sui letti casalinghi, flebo di etanolo per nutrirci le vene ormai vuote.
Ho un tumore secernente depressina.