mercoledì 21 maggio 2008

La fine dopo il flashback

Ora sono fuori dal mondo, perché certi motel non fanno parte del mondo: prendi le chiavi, apri la tua stanza e la porta non è altro che un varco per un'altra dimensione, odori che non esistono nella vita reale, colori che collocano il tempo a vent'anni prima spalmati sulle 4 pareti a righe, luci che rendono l'aria fumosa anche se non c'è fumo, lenzuola e coperte hanno fantasie improponibili, sbiadite dal tempo, il cuscino ha una consistenza irregolare e tutto sembra venire da lontano.
In questo angolo d'universo i muri sono leggeri e la strada con le sue auto, in verità poche, e i suoi camion entrano da ogni fessura; nella stanza accanto qualcuno sta usufruendo dei servizi di una prostituta, lo capisco dalla voce di lei. Io accendo la Tv, così per aggiungere altri suoni a quest'universo parallelo e cerco notizie dell'omicidio sui telegiornali . La televisione sembra una finestra aperta sul mondo reale. A questo pensiero rido, rido ad alta voce quasi per fare sentire che ci sono anche io nel motel: "La Tv una finestra sul mondo reale bella questa". Finalmente su un canale parlano di me: la telecamera traballante inquadra il cadavere a terra mentre un uomo in divisa ne traccia i contorni. Fuori il fiume di gente è stato interrotto da due dighe fatte di nastro giallo teso per non far avvicinare curiosi e fra l'apertura del Mar Rosso il capo della polizia spiega al giornalista come è avvenuto l'omicidio e racconta di me, del silenziatore, della donna, di come sia riuscito a non farmi notare...parlano di me: getto il telecomando sul letto e apro l'acqua della doccia e un altro suono s'aggiunge all'orchestra ma in quel momento sento una stonatura: "L'assassino è stato preso a qualche isolato dal luogo dell'omicidio". Così sorpreso scopro che ora non parlano di me. Mentre mi spoglio pendo dalle labbra del poliziotto che spiega come è stato facile catturarmi, ma io non sono stato preso e mi domando chi abbiano arrestato. Dopo un primo momento di stupore un sottile ghigno mi si disegna sul volto. Finisco di spogliarmi ed entro nella doccia. L'acqua che mi cade addosso cancella tutti gli altri suoni: assolo di doccia. Un assolo di 3 minuti e poi chiudo l'acqua. Prendo un asciugamano e dopo una rapida passata me lo lego intorno alla vita. Intorno solo il rumore della Tv che spengo. Silenzio. Sovrappensiero mi guardo intorno poi riemergo e torno alla realtà e realizzo che l'orchestra ha smesso di suonare: nessuno più fa sesso, nessun'auto sulla strada, nessuna voce. Così scosto leggermente le tende e vedo un uomo correre con una valigia in mano fuori dalla visuale che concede la finestra e vedo la strada vuota e sulla strada solo il calore che distorce l'immagine.
A questo punto capisco. Corro indietro nel bagno, apro la piccola finestrella in alto sopra il lavandino e vedo due auto della polizia. Tra una bestemmia e lo stupore realizzo di essere circondato: il motel è stato sgombrato e la strada chiusa. L'orchestra ha finito il suo pezzo esce dal palcoscenico e ora si prepara una band heavy rock armata di fucili, pistole, e gas lacrimogeni. Aspetto. E aspetto veramente poco: da un megafono il più classico degli hollywoodiani "Ti abbiamo circondato! esci fuori con le mani in alto!". Tiro fuori da sotto il letto la mia borsa, la apro e prendo la pistola, le levo il silenziatore e penso alla notizia falsa della cattura dell'assassino. Sapevano che ero qui. Come facevano a saperlo non so. "Esci fuori con le mani in alto...fra 60 secondi faremo irruzione" la band sta finendo di sistemare i propri strumenti e io solista con in mano la mia pistola la guardo. "Hai ancora 30 secondi per arrenderti". "20". "10". "Stiamo venendo a prenderti". Parte la musica: li sento correre tutti insieme, poi alcuni si fermano e altri continuano.
E io con la mia pistola voglio la scena tutta per me. Apro la bocca, vi infilo la canna e suono il mio requiem. Requiem della stanza 36. La stanza ora ha colori reali: il colpo di pistola ha aperto uno squarcio di comunicazione tra la realtà e l'universo parallelo del motel. Sangue e cervella hanno i colori del mondo di fuori. Il mio corpo coperto solo dall'asciugamano ha, i colori del mondo vero ma fra poco svaniranno. Il mio assolo non ha interrotto il pezzo della polizia che sfonda la porta ed entra. Il mio corpo esanime lo interrompe. "Stanza 36 sgombra" e finisce tutto qui.

Flashback


(da accompagnarsi con "Confessioni di un Cuoco Criminale" - Album: Disconoir - Gatto Ciliegia Contro il Grande Freddo)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bellissimo.