sabato 28 marzo 2009

Simbiosi - Afterhours

donami una vacanza di pietra
senza memoria concreta
che ancora mi sento le dita
fondersi nella tua fica
mentre ti rubo energia
poi tu ti rubi la mia
donami una vacanza di pietra
senza memoria concreta
senza tragedie o rumore
che niente si possa svegliare

giovedì 26 marzo 2009

Una lettera per quando vorrai leggerla.

Stanotte t'ho sognata allegra e sorridente: eri sdraiata su uno scivolo in un prato di quelli che se ne vedono sempre di meno e per i quali facevamo la fila ordinatamente prima di iniziare a fare code alla posta o in banca. Tu sdraiata e io sopra di te con il mento sul ventre mentre mi parlavi come non fai più da tempo dei tuoi problemi, delle tue paranoie, ridevi, ridevi e mi guardavi con i tuoi occhi. Lentamente dall'alto dello scivolo scendevamo verso il basso e arrivati alla fine della corsa tornavamo su con la stessa delicatezza. Che emozione vederti così. Allora appena mi sono svegliato senza preoccuparmi dell'ora ho scritto una lettera per quando vorrai leggerla. Se vorrai leggerla.

La Condanna del Tuo Corpo

mercoledì 25 marzo 2009

Mai

Stanotte sono stato dal dottore
che tra un trentatre e un colpo di tosse
mi ha spiegato che ho un solo cuore
con un ritmo tutto suo nel sangue.
E tornando a casa guidando un pensiero
che mi suggeriva l'insonnia
ho notato che i tuoi insulti architettonici
per nulla hanno cambiato il panorama
di queste strade centrali
tra le quali non vedo l'ora
di non rivederti.
Nella realtà sei veleno in cibo invitante,
nei sogni amore
e appari sotto forma di infinito
e lì ti aspetto
e lì aspetto il giorno che capirai.
Mai.
Il mio cuore unico tutto per te
lo uso nei sogni
e nella realtà poi si vedrà.
Intanto mangio, studio, dormo
e faccio l'amore.
E lì ti aspetto.
E lì aspetto il giorno che capirai.
Mai.

Aspetto - Numero6

Aspetto ogni giorno un tuo errore una caduta di stile
un segno imbarazzato di esistenza fragile e vile
aspetto e mi sento morire.
Aspetto lo sento che sbaglio ma la forza è nel callo
insisto nel telefonarti paranoie il mio sballo
aspetta un tremendo finale.
D'aspetto sempre peggiore aspetto di toccarti ancora.
Aspetto notizie piccanti solo per annientarmi
se ci penso ancora rischio di bruciarmi le carni
un altro sta per farti godere.
Avresti per caso un minuto ho bisogno d'aiuto
per certe stronzate merito di restare muto
aspetta fammi almeno morire.
D'aspetto sempre peggiore aspetto di toccarti ancora.
Mi volevi forte e invece sto piangendo gli ultimi colpi di testa
mi volevi forte e invece sto pensando a un unico colpo qui in testa.
Tirati subito fuori idiota per toccarne ancora.
Mi rimane poco voglio perdere tutto.
Mi rimane poco voglio perdere tutto.
Mi rimane poco voglio perdere tutto.
Mi rimane poco voglio perdere tutto.
Mi rimane poco voglio perdere tutto.

martedì 24 marzo 2009

Molto Più Facile - Moltheni

Ora che tutto è più limpido
voglio che sia inevitabile
come puoi credere e negare che
quando vuoi sei inimitabile
ma io e te orbitiamo nell' ultimo miracolo
i tuoi occhi scintillano
mi credo così ridicolo
prendimi e difendimi
nel mio ventre addormentati
finalmente concedimi qualcosa in più
più che mai facendo finta che
sia per me tutto indistinguibile
mi ricompongo in te e mi mortifico
fino a che tutto sia inutile
ma io e te orbitiamo nell' ultimo miracolo
i tuoi occhi scintillano
mi credo così ridicolo
prendimi e difendimi
nel mio ventre addormentati
finalmente concedimi qualcosa in più
ma io e te abitiamo nell'ultimo miracolo
prendimi e difendimi
nel mio ventre addormentati
finalmente concedimi qualcosa in più
ora che ho colto l' attimo
e tutto è molto più facile
ora che vedo e immagino
tutto è molto più facile
molto più facile.

lunedì 23 marzo 2009

Beato Me

Arrivo in zona, decina di minuti per trovare un posto macchina e sono dentro. E' molto presto, poco prima delle nove quindi entro nel giardino del Circolo degli Artisti dove proiettano la partita Roma - Juventus e c'è una piccola folla. Mi volto verso l'ingresso e noto un tipo, lo fisso, mi fissa, realizzo chi sia, realizza che ho realizzato: Max Collini. Incontro realizzante. Prendo una birra, una sola perché il giorno dopo devo arbitrare o perché dopo devo guidare? non ricordo. Tra un cazzo e un vaffanculo suscitati dallo svolgimento della partita acquisto il biglietto ed entro. Insolita breve attesa perché sono molto puntuali visto che devono muoversi a cacciarci, che alle 0.15 devono ballare: questo dice in sintesi un foglio attaccato al mixer in fondo alla sala.
Aprono il concerto i Tecnosospiri: suoni già sentiti e testi da risentire.
Poi inizia il concerto.
Le canzoni di Dente parlano da sole e tra le canzoni le cazzate di questo fenomeno e i botta e risposta con il pubblico.
E mentre suona mi guardo intorno: il signor Collini canta con trasporto in mezzo al pubblico qualche fila dietro e vedere ciò mi fa inspiegabilmente bene. E guardo tutti intorno e mi sento altrove.
Mi sento negli anni ottanta e sono felice, tutti cantano e nessuno si accorge che li osservo, nessuno si accorge che sono negli anni ottanta e cantano e canto pure io e non importa nulla che sono stonato.
Così in questi '80 ricevo il dono dell'ubiquità e torno indietro: una parte di me torna nella cellula uovo di mia madre e la restante parte nello spermatozoo di mio padre e rido e rido che ora non potrebbero concepirmi e ai problemi ci penso mentre dormo guidando verso casa.

"...A me piace lei e lei piace a me..."

sabato 21 marzo 2009

Sconclusione

Se avevi fame potevi dirlo si sarebbe andati a cena invece ti sei rimangiata sette anni tutti assieme: abbuffata compulsiva.
Sei andata via lasciando questa casa vuota, troppo grande per una persona sola, senza pagare la tua parte dell'affitto, senza portare via le tue cose.
Penso al chimico di De Andrè e al nostro legame: ho cercato sui libri di chimica, su internet ma nessuna pagina lo spiega. Tu hai spezzato i tuoi legami ma i miei sono rimasti intatti come si spiega questo? e allora so come passi le notti e cosa fai dei tuoi giorni e tu dei miei neanche puoi immaginare la minima parte.
Sei una creatura demoniaca perfettamente aderente ai miei desideri: due nocciole che hai voglia di mangiare e puoi solo guardare, il tuo naso divertente dalla cui distanza si scopre che sei un ciclope, le tue labbra a cui rimanere appeso con gli incisivi aspettando che si aprano le valve per mordere la tua lingua e poi il tuo collo. Morderti la testa e il collo, le tue magliette e maglioni piuttosto neri e dal collo troppo stretto per raggiungere le tue spalle dove scansare con sdegno la spallina del reggiseno. Poi, demonio maledetto, mi facevi impazzire alzandoti la maglia e alzando la mia per far combaciare le nostre pelli e così mostravi i tuoi fianchi da cui le mie mani sono sempre partite malvolentieri e solo per scendere sul tuo culo... e tutto il resto a cui non oso pensare che poi sai cosa succede.
E poi quei gesti rari d'amore e d'affetto che sapevano sciogliermi l'artide cardiaca. Troppo rari.
Hai incarnato il mio desiderio transformandoti per rubarmi l'anima prendendo come metro del tuo successo i miei sorrisi e le mie erezioni.
E poi te la sei presa l'anima perché il resto ormai l'avevi e mi domando come hai fatto che io che ci convivo l'avrò incontrata un paio di volte in tutta la mia vita e pensavo fosse scappata chissà dove, pensavo che non ci fosse più. Chissà il diavolo quanto te l'ha pagata, sicuramente poco, così piccola e ignobile.
Finito il tuo lavoro sei partita per andare a cercare cose che hai sempre potuto avere.
Sei andata via lasciando questa casa vuota, troppo grande per una persona sola, senza pagare la tua parte dell'affitto, senza portare via le tue cose.
Saresti potuta rimanere al mio fianco come è sempre stato e sei sparita dicendo senza lacrime che non potevi più baciarmi, fare l'amore o stare con me quando di baci, amore e stare insieme già da tempo non ne volevo sapere.
Ora mi piace immaginarti nel letto di qualcun altro con la ceretta fatta una volta alla settimana invece che una volta ogni mese, a fare spontaneamente cose che ti chiedevo in modo da dimostrarti abile e amabile nell'amore fisico, a dire sì in situazioni in cui dicevi no, a godere quando con me non godevi (del resto io cerco solo vergini perché non so fare l'amore), a dire parole che con me neanche conoscevi... e rido, e mi sorprendo a ridere negli specchi e nelle vetrine e mi sorprendono a ridere che non posso spiegarmi a chi mi chiede spiegazioni.
Poi la notte mi domando come fai a stare nel letto con un altro: io ad avere una mano addosso che non sia la tua, ora, mi sento male perché ti vedo lì al bordo del letto, fuori dal finestrino dell'auto senza espressione che mi guardi.
Chissà che ne pensa di questo l'analista.
E tutto è così misero, sei tu che lo rendi misero, che hai reso inutile il tempo e i gesti, banale l'eccezionale: idiota.
Sei un fantasma... sparisci che stanno arrivando i Ghostbusters: e rido.
Sei andata via lasciando questa casa vuota, troppo grande per una persona sola, senza pagare la tua parte dell'affitto, senza portare via le tue cose.

"...io che ti ho sposata senza anelli ed eri bianca e avevi tante cose nella testa..."
un altro divorzio: al posto dell'avvocato un analista.

venerdì 20 marzo 2009

Parlando di Lei a Te

Io e te siamo semplici uomini
ma io e lei siamo semplici e unici
e quando io cammino accanto a lei
con le sue braccia intorno al collo io
mi sento meglio.
Io e te siamo semplici uomini
io e lei siamo identici e lontanissimi
e oggi io cammino e lei non c'è
e le sue braccia intorno al collo di
chissà chi altro.

(Dente - Album: L'Amore Non è Bello)

Maledizioni alcooliche

"Ti manca molto lei?"
"sì... ma sono felice"
"di cosa?"
"io ho ancora lei dentro e ciò mi rende bello, lei senza di me ritornerà brutta come era prima di tutto questo"

mercoledì 18 marzo 2009

Proteste

mi sento un po' spaesato oggi...
colpa della gente
e della polizia
odio la polizia in tenuta anti-sommossa
odio le forze dell'ordine pronte a mettere disordine alle mie ossa
e ambulanze ovunque e sirene correre dietro alle ambulanze
e io stavo rintanato
con la rabbia
e la tristezza
che sarei andato a fare a botte giusto per farmi picchiare
e sentire un dolore diverso
lanciare qualche sasso tanto per partecipare
che poi, io adoro lanciare sassi
poi faccio il lanciatore dei Devils

Notizie

"Dei militari hanno fatto un colpo di stato e ucciso il presidente della Guinea Bissau così da poter trafficare più facilmente la droga" ti ho detto e tu hai risposto che non stai seguendo molto quello che succede nel mondo. Insomma, non ti interessava questa notizia e del resto non interessa neanche a me.
E quella frase "Ti vedo come il padre dei miei bambini" che sembrava la notizia di un telegiornale italiano chissà se ci interessava.
Nel disinteresse e fra i luoghi comuni hai preso l'ennesimo volo e sei andata via senza ritorno.

Due

Vedo i tuoi occhi in ogni
cosa in numero di due
e subito per vedere
se sei veramente tu
cerco il tuo naso a dividere
e a fare da scivolo verso le tue guance,
verso le tue labbra,
ma mai lo trovo.
Vorrei come un bimbo
scivolare giù.

Pensiero

Guardando fuori dal treno in corsa
ho pensato a quando per
farti sentire più tranquilla
e libera sono stato distante
e scostante e tu
immediatamente ti incazzavi
chiedendomi perché fossi
in collera con te.
Lunatica.
Esaudire tue richieste.
Litigare per ciò.

Un rumore

Io non sono tuo padre,
non puoi nascondermi altrove
dove non mi vedi
perché i tuoi occhi sono miei
le tue mani sul corpo
di qualcuno non sono altro
che la copia delle tue mani su di me
e così le tue labbra e il tuo desiderio:
è come essere in tre
solo che non puoi dire il mio nome
mentre serri la testa con le gambe.
Mi manchi e invece di scansare i pensieri
fischiettando, faccio rumore
battendo con la lingua sui denti.

martedì 17 marzo 2009

Corto Sean Penn - 11.09.01

giovedì 12 marzo 2009

then you've seen me

sabato 7 marzo 2009

Richiesta

Avere ora, di nuovo, il tuo corpo sul mio, non solo mi donerebbe calore riscaldandomi ma sentendo il peso della tua pelle mi ricorderei di essere presente nel tempo e nello spazio, cosa che da sola l'aria non può fare, perché i sensi, abituandosi a quello stimolo minimale, spesso lo tralasciano allo stesso modo di quando si è seduti ed il cervello ormai assuefatto decide che non sia necessario che la coscienza lo sappia. Ogni tanto perdo la consapevolezza di essere vivo... tu sdraiati su di me.

venerdì 6 marzo 2009

2 songs (e non Song 2)



giovedì 5 marzo 2009

Di getto.

La notte passata a piangere lacrime d'anima senza possibilità di freno. Quest'anima di fuoco come lava di vulcano uscendo ha bruciato e distrutto al suo passaggio, solcato il viso che per il dolore, se fosse servito, mi sarei cavato gli occhi.
Oramai senza valore sul banco del tuo mercato aspetto di essere gettato tra le immondizie ed essere raccolto da qualche straccione a cui quest'involucro possa sembrare di una qualche utilità. Mi svendi come un senso di colpa, mi scarichi come chi, dopo aver portato un peso considerevole per tempo immemore, ormai stanco lascia il fagotto schiantarsi a terra senza curarsi dell'impatto e del rumore.
Con il tuo regnare iniquo hai reso il nostro regno uguale a tutti gli altri, dove fame e povertà sono parole quotidiane, col tuo governare sperequante hai ostracizzato chi sotto la finestra del tuo palazzo aspettava che tu decidessi di rendere virtuoso questo stato. E io ho aspettato. Sempre. Quando qualcuno ti ha chiesto dal fondo della piazza urlando "Perché quest'esilio?" con scuse sordide e per nulla aderenti al profilo della verità hai risposto balbettando frasi sconnesse, citato aneddoti e situazioni ponendo la visuale in posizioni di favore per la tua difesa senza il minimo senso del reale.
Ma non ti preoccupare che io non sono montagna la quale una volta distrutta non sarà più in grado di rialzarsi; io sono vulcano e al risveglio, perché prima o poi mi sveglio, la mia lava prima avvolgera come miele tutto intorno poi raffrendandosi diventando solida roccia innalzerà di nuovo questo uomo.
Non ho mai avuto bisogno di una rete perché nulla avrebbe potuto contenere la mia caduta se non tu ma a te piace immaginarmi trapezista che volteggia nel vuoto da un parte all'altra: se vuoi faremo finta che sia così. Ma sempre senza rete.
Mi chiesi di insegnarti cose preziose e di curarti nel bisogno ma senza l'attenzione delle tue orecchie e senza poterti toccare come sarebbe potuto accadere?
Non volevo essere Re ma consigliere fidato perché il mio piacere è vederti nel mondo evolvere ed essere felice.
Solo persone speciali sono in grado di avere tra le mani oggetti altrettanto speciali: la comprensione non è per tutti. Non sai trovare una tasca per nascondere le nostre manette d'oro, non hai una maglia dalle maniche più lunghe che possa coprire questo bracciale inusuale così che solo i più accorti possano comprendere e lo sappiamo che di persone attente ed acute raramente se ne incontrano.
Passeranno questi pochi giorni sotto lo sguardo vigile della tua solita inazione. Questa volta non starò seduto da qualche parte a studiare un piano per fare la rivoluzione: aspetterò, come mi è consono, ma senza speranza, che quella è morta dopo di noi. L'attesa sarà consapevole dell'inutilità delle mille parole dette e che altre mille non servirebbero, ingannerò il tempo scrivendo domande e sensazioni su un foglio che porto sempre con me. E quando sarai lontano non pensare al mio nome durante il quotidiano, che non ti sfugga dalle labbra.
Ora signore vado ad attendere Godot in qualche taverna fuori dal suo regno.

mercoledì 4 marzo 2009

Estratto

... ma l'esperienza e la pratica delle comunicazioni, nel corso delle età, hanno dimostrato che la sintesi è solo un'illusione, è come un'invalidità del linguaggio, a quanto pare, non è come il desiderio di pronunciare la parola amore e non disporre della lingua, ma possedere la lingua e non arrivare all'amore.

José Saramago - Il Vangelo Secondo Gesù Cristo - Einaudi

Prigioniero del Mondo

Avere nelle scarpe
la voglia di andare
avere negli occhi la voglia
di guardare
e invece restare
prigionieri di un mondo
che ci lascia soltanto sognare
solo sognare

No,
se non ci fossi tu io me ne andrei
ey, ey, ey,
e no,
se non ci fossi tu io non sarei
prigioniero del mondo.

Avere nel cuore
una voglia d'amare
avere nella gola una voglia
di gridare
e chiudersi dentro
prigionieri di un mondo
che ci lascia soltanto sognare
solo sognare

No,
se non ci fossi tu io me ne andrei
ey, ey, ey,
e no,
se non ci fossi tu io non sarei
Non sarei prigioniero
di nessuno e di niente
io sarei fra la gente un uomo che fa
quel che sente
OH No,
se non ci fossi tu io me ne andrei
ey ey ey
e no
se non ci fossi tu io non sarei
prigioniero del mondo.

La felicità è la tristezza che fa le capriole

Le difficoltà si superano insieme.
Metti le tue mani sopra i miei occhi ma prima con un tocco leggero dell'estremità delle tue dita tira giù la saracinesca della mia vista come faresti con il corpo senza vita di tuo padre. Tieni i tuoi palmi sui miei bulbi e non farmi vedere l'orrore, guidami! attraverso quest'orrore. Proteggi le mie lacrime da sguardi indiscreti e prima che si schiantino in terra fagli da paracadute, abbi cura di loro.
Mi riduco alla fame per non vedere più dalla fame.
Ho fame e ti mangerei e non laverei i denti per giorni per tenere pezzi di te.
Non sono io a nascondere le valigie nell'armadio eppure sono io quello che vorrebbe sempre partire.
E sei tu quella che vola via.
Ricorda: le difficoltà si superano insieme.

lunedì 2 marzo 2009

Sensibilità

Berlioz pensava spesso alla morte. Per lui era la fine di tutto e la fine di tutto era quello che spesso cercava. Non che fosse particolarmente contento di non esserci più sia chiaro, questo avrebbe interferito con alcuni suoi progetti ma gli avrebbe anche risolto altri problemi. "Che poi chiamarli problemi" diceva lui con onestà "è prendere in giro chi i problemi li ha veramente " e su questo non gli si poteva dare torto. Non era una questione di grandezza delle difficoltà ma di sensibilità: la luce è la stessa per tutti, la sensibilità della pellicola diversa.
Berlioz pensava spesso alla morte ma solo due volte fu sul punto di forzare la mano all'eterna signora.
La prima volta davanti a se aveva una bilancia giocattolo e sul piatto di destra, giallo, metteva dei piccoli pezzi di carta con i motivi per cui sarebbe saltato nel vuoto, su quello di sinistra, verde, si andavano ad accumulare le ragioni che lo portavano a prolungare il suo soggiorno fra i così detti "vivi". Non mi disse quale parte risultò più pesante, sussurrò a mezza bocca che successe qualcosa che lo bloccò e non seppi mai precisamente cosa accadde ma lì, mentre raccontava, nei suoi occhi vidi la passione e la sofferenza che mise nella scelta, vidi le lacrime scendere e non erano semplici lacrime ma distillato di paura.
La seconda e ultima volta invece fu diversa: nessuna dilemma, nessun pensiero, nessuna sofferenza nel pesare i pro e i contro. "Alle due di notte presi una moneta e..." fece una pausa, rise beffardamente e continuò "e... testa o croce... Boccioni o la scritta 20 cent, la fine o la continuazione". Rimasi sorpreso. Questa volta la sua vita era impressa su venti miseri centesimi. Lanciò in aria quel pezzo di metallo dorato e non fu come nei film in cui la moneta rotea lentamente nell'aria in un ralentì con sottofondo di note di suspance: da dove era partita subito dopo la moneta era atterrata, accompagnata nel volo da un brevissimo suono prodotto dall'impatto dell'unghia del pollice sul soldo. Gli chiesi cosa fosse cambiato dalla prima volta, lui rispose neutro "Se fossi morto avrei evitato di risolvere i problemi, restando in vita ho proseguito scansandoli". Non faceva differenza, il risultato alla fine era lo stesso ma l'essersi reso conto di questa cosa l'aveva cambiato. Continuare o meno l'esistenza non era un argomento da ponderare ma da lasciare al caso perché in fondo per lui era uguale.
Ora non so più che fine abbia fatto o cosa faccia, un paio di volte incrociandolo per strada feci finta di non vederlo, qualche amico mi domandò "Non lo saluti?", io risposi "Non so chi sia" e così era, dopo quella sera non sapevo più chi fosse.

domenica 1 marzo 2009

L'orrore di vivere

Li Nummeri.

Conterò poco, è vero:
- diceva l'Uno ar Zero -
ma tu che vali? Gnente: propio gnente.
sia ne l'azzione come ner pensiero
rimani un coso vôto e inconcrudente.
Io, invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te,
lo sai quanto divento? Centomila.
È questione de nummeri. A un dipresso
è quello che succede ar dittatore
che cresce de potenza e de valore
più so' li zeri che je vanno appresso.

Trilussa