giovedì 12 maggio 2011

Lontano da te.

Siamo io e te abbracciati e le tue lacrime pesanti come la Luna mi cadono sul collo e mi scorrono giù lungo la spalla, bruciano sulla pelle straziata dai graffi e dai morsi delle tue parole.
E Battiato dovrebbe ritirarsi e non fare più concerti a cui potrai andare con qualcun altro.
Poi penso che non posso temere nulla, non perché lo impone la normale logica razionale, o la retorica romantica, ma perché la realtà che abbiamo sperimentato è stata il punto di giunzione di una circonferenza sulla quale è registrata la scala del piacere, dallo zero, lo strazio, all'infinito, l'estasi; così abbiamo barcollato su quel confine tenendoci per mano, come quando camminavamo al mare sugli scogli, per non cadere.
E abbiamo fatto cose alquanto strane: su quel cadavere abbiamo posto con cura, sugli occhi chiusi, due monete d'oro. Allora un pensiero nostalgico mi ha suggerito di rubarne una da tenere come feticcio romantico di quello che è stato. Quando mi sono girato per prendere la più vicina delle due, l'altra era sparita, la più vicina a te, che avevi rubato senza fartene accorgere. Con un sorriso ho attirato la tua attenzione, ho preso tra il pollice e l'indice l'ultima moneta, l'ho stretta fra i denti per saggiarne l'autenticità, come si vede fare in quei film che non abbiamo mai visto, e l'ho messa sul mio occhio: sono morto per metà.
E ora mi sento come Maradona: il più grande di tutti, il genio decaduto in rovina. Lontano dalle tue grazie.
Lontano da te, lontano dal cuore. Magari non era proprio così ma è così.

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