sabato 14 maggio 2011
Flusso.
Guido su strisce d'asfalto, fra auto e autovelox, superando una ad una le ore piccole. Tu come tutte le notti mi tieni sveglio, almeno una volta a settimana te ne sono grato. Tu mi prepari un pasto completo con tutti i sapori che i pensieri possono avere. Così un chilometro sono felice e quello dopo estasiato, un chilometro sono triste e due dopo quasi morto. Io guido e la mia testa gira come le ruote su cui corro: una centrifuga di pensieri che all'apparenza è bianca. Di notte non vedo uccelli da schivare (come se potessi). Di notte non dormo più negli autogrill in cui tu russavi mentre io parlavo della dittatura in questo paese. Non ti poggi più sulla mia spalla. Non ho più le tue gambe da accarezzare, che sull'autostrada il cambio serve a poco (nella mia macchina ancora meno). E io guido ancora, investendo a 130 all'ora i pensieri per aprirli e vedere cosa ci sia dentro. Io guido e tu vai via. Chissà se mi hai seppellito vicino ad un campo di baseball, di sicuro sono lontano più di quanto lo saremo quando sarai col piccolo naso verso l'alto, sotto un'architettura sovietica: il nostro amore come il comunismo.
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