domenica 27 aprile 2008

Nel portafoglio

Locale fumoso.
Luce proveniente da lampade appese al soffitto resa tenue dal fumo. Poco di lato vortica l'elica di un ventilatore che sembra sforzarsi di tagliare il filo che tiene le lampade o di tagliare qualche testa. Le teste sono le nostre. Tutti inseribili nell'insieme uomo. Chi in piedi, chi seduto, chi beve un whiskey, chi beve altro, chi fuma e chi maledice i suoi santi e la latitanza della dea Fortuna. Ognuno diverso dall'altro, escludendo i gemelli Sancrini seduti agli antipodi, sempre così distanti che a volte neanche sembrano somigliarsi. Ognuno con la sua storia e la sua vita, ma tutti seduti intorno a quel tavolo barcollante reso verde da una stoffa fissata dai più classici ferma tovaglia da bar. Perché siamo in un bar. Non proprio nel bar, ma in una stanza sul retro, forse un garage e nessuna finestra, per evitare che il mondo esterno entri.
Le carte vengono fuori dal mazzo una ad una e il suono che fanno è troppo veloce per scandire il tempo. Lentamente le carte si aprono a ventaglio e ognuno ha fra le mani il suo segreto.
"No"
"No"
"venti euro"
"Va bene"
"Vedo anche io"

"Tre carte"
"Una carta"
"Servito"
Poi il valzer dei rilanci. Sembra diventare una sfida a chi ce l'ha più lungo.
Il piatto è gonfio e ricco.
Si scoprono i punti.
Un'esultanza e due vagonate di maledizioni"
Uno dei due sconfitti si alza chiedendo scusa ai partecipanti al tavolo e si avvicina a Giacomo, che tutti chiamiamo James da quando eravamo bambini e nessuno ne ricorda il perché. Giacomo non gioca mai a poker. Giacomo fa lo strozzino.
Si ricomincia a giocare.
Le carte vengono distribuite e sembra che le mani dei giocatore siano calamite: i due di picche, le donne di cuori, i fanti di quadri scivolano su quel panno verde e attratte dalle dita di noi seduti lì. Solito rituale pagano. Apro le carte una ad una: due assi, una donna, un otto e un nove.
Tutti puntano e punto anche io.
Cambio 3 carte: via la donna, l'otto e il nove.
Prendo le nuove e di nuovo le spillo con più cura del solito. Quando i valori di ognuna sono visibili rimango di pietra. Medusa s'è nascosta nella mia mano e io l'ho guardata negli occhi.
Tutti puntano e puntano forte. E io "vedo" tutto meccanicamente. Automatismi da pokerista consumato.
Mentre i rilanci vanno avanti, mentre tutti, non solo quelli al tavolo, cercano di capire il punto degli altri, io penso ad altro.

La parola "Poker" sembra derivi dal francese e che significhi qualcosa tipo "bluff".
Alcuni dicono che il poker è una rappresentazione della realtà.
Io avevo in mano due assi e ora ho due assi e tre donne. L'incredibile è accaduto. Gli altri continuano a puntare forte. E io ho un full. E punto; tutto meccanicamente, mentre penso.
Penso alla donna scartata insieme al nove e all'otto. E penso che al poker e alla realtà.
Il piatto cresce. James si lecca i baffi come farebbe uno sciacallo in attesa della morte della preda. Tutta l'attenzione della sala cade sul nostro tavolo. Il vecchio proprietario dice che è il piatto più grande mai visto da quando lui è il padrone e quel locale era di suo padre.
Quasi trenta persone osservano sospese. Circa sessanta occhi e sessanta orecchie più o meno funzionanti attratte dal verde del tavolo. Anche il ventilatore sembra fermarsi per guardare.
D'improvviso come una bomba caduta a sfondare il soffitto della stanza mi alzo dal tavolo e tagliando la nebbia di nicotina imbocco la porta e vado via. I soldi restano sul tavolo. Prima di passare attraverso la soglia protetta da due energumeni mi giro e tutti mi stanno osservando.

"Il poker non è la realtà"

Fino ad oggi nessuno sapeva che punto avessi avuto in mano. Nessuno si è mai spiegato il mio gesto e la mia frase.
Il poker non è la realtà: due assi e tre donne battono due assi, una donna, un nove e un otto. Se non fossi stato in quella sala non avrei mai scartato quelle carte perché fuori, dove il tempo e lo spazio scorrono normalmente, avrebbero battuto qualsiasi altro punto.
Ancora nel portafoglio ho quel full e le tengo come amuleto e come monito.
Il poker è un bluff.

(da accompagnarsi con "Bungee Jumping" - Album: Quello Che Non C'è - Afterhours)

Nessun commento: