lunedì 18 marzo 2013

Fallire nella ricerca di un luogo sicuro.

Una bellezza estatica, una santa imbevuta di luce alcolica;
luce che nasconde le parole e illumina i dettagli;
dettagli che indicano con chiarezza e invitano alla tranquillità:
lasciare tutto e dirigersi con calma verso l'uscita di sicurezza.
Per averla devi far centro nella sua aureola d'oro bizantino.
una parabola non cristiana ma perfetta,
che schiva i suoi capelli tenuti in testa in qualche modo,
finisce per centrare il bersaglio.
Il suo sorriso sotto le sue guance in fiamme
è un cartello di pericolo in acido
fuggo in lei per poter dormire almeno qualche ora
ma la lancetta lunga del pensiero suona come una campana:
la nausea come sintomo del senso di colpa,
il rimbombare in chiesa di un qualcosa che somiglia a una bestemmia.
"Della Santa si baciano solo le mani e i piedi".

martedì 5 marzo 2013

Scarabocchi



Piove. Una pioggia fitta che per essere attraversata ha bisogno del movimento di un braccio, tipo quello che si fa scostando le tende. Ci siamo dati appuntamento al punto di ritrovo standard che ogni città ha. So che tarderà, ma arrivo comunque puntuale. E lei arriva leggermente in anticipo sul ritardo che avevo preventivato: quindici minuti. I nostri ombrelli si urtano, io sollevo il mio sopra il suo, scosto la tenda di pioggia e, fingendo un balzo, passo sotto il suo, poi la saluto.
Siccome già so che presto andrò nel pallone, mi sono messo in mente dei punti che messi insieme dovrebbero realizzare una sorta di tattica.
Punto 1: fase preparatoria. Entrati nel locale fingere galanteria, prenderle il cappotto e riporlo con attenzione distante da lei.
Punto 2: mentre ci si prepara per uscire, prendere il suo cappotto, fingere di nuovo galanteria e aiutarla a indossarlo.
Punto 3: bacio sulla spalla, sperando che il vestiario lo permetta, e, se ci si riesce, risalire verso il collo.
Entriamo nel locale. Metto in atto il punto 1. Lei mi sorride e ho come l’impressione che con gli occhi mi dica “Guarda ti ho capito…” ma non può essere così. Distolgo il mio sguardo da lei e mi siedo.
Il Punto 1 è fatto. Segno.
E il suo maglione sembra fatto apposta per il Punto 3. 

Birra. Chiacchiere. Andiamo?

È arrivato il momento di andare. Mi alzo di scatto, con un balzo innaturale come se la pelle della poltrona sulla quale ero seduto fosse improvvisamente diventata incandescente. Lei mi guarda con aria interrogativa per qualche secondo e poi pensa ad altro. Io prendo il suo cappotto per il bavero e glielo porgo per farglielo indossare. Con galanteria. Lei indossandolo mi volta le spalle. E arriva il momento del Punto 3.

Ora, non è come spesso dicono: il tempo non si rallenta e tutto sembra dilatato. In una situazione “do or die” come questa, la sensazione è piuttosto quella di scivolare da un dirupo. Se ce la fai, all’ultimo momento riesci ad aggrapparti a un ramo. Altrimenti “splat”. 

Quindi le bacio la spalla. Seguo attentamente il Punto 3, come se questo fosse stato studiato e preparato con rigore scientifico. Al contatto delle mie labbra, la sua pelle si è tesa all’istante. Panico. Poi si rilassa. Rincorato, provo a osare e salgo dalla spalla verso il collo a passi di baci e piccoli morsi. Arrivo al collo e lei si volta d’improvviso. Ha la faccia arrabbiata ma non è questo che mi preoccupa. La sua mossa repentina ha scatenato in me un riflesso protettivo che provo con tutte le forze di bloccare. Immaginate la vostra faccia mentre provate a trattenere uno starnuto. Ora immaginate me che cerco di impedire al mio riflesso di farmi raggomitolare a palla, in difesa della mia integrità fisica. Uno sforzo sovrumano. Mentre io mi impegno a rimanere in una posa onorevole, lei mi dice “Ce l’hai fatta finalmente!” e mi bacia.
Le endorfine liberate dal bacio, lo sforzo per trattenere il riflesso e il calo dei livelli di adrenalina stanno per farmi collassare. La invito a uscire. L’aria fresca mi terrà in piedi.

Usciti, in effetti, il freddo ha fatto sì che quasi istantaneamente mi sia ripreso e lei non si è accorta di niente. Almeno credo. Quindi? Dove eravamo rimasti? Ah! “Che significa ‘finalmente ce l’hai fatta”. Lei si mette a ridere, ma non per schernirmi, devo aver fatto una faccia strana. Risponde immediatamente: “Beh non è la prima volta che usciamo…”. “Aspetta. Ho capito dove vuoi andare a parare. Ascoltami: per far sì che due persone si bacino c’è bisogno che entrambi lo vogliano. Ok?”. “Ovvio”. “È chiaro che vi sono significative eccezioni, significative a livello penale intendo. Ora, parliamo ipoteticamente: io voglio baciarti, ma non so cosa ti passa per la testa. Se ci provo casco dal dirupo: se mi va bene e riesco ad aggrapparmi, altrimenti, non solo devo sopportare l’umiliazione di essere rifiutato, ma rischio anche qualche schiaffo. È per questo che ho iniziato ad uscire con le ragazze piccoline, così lo schiaffo è incassabile. Quando uscivo con donne più alte e più piazzate, ho rischiato di farmi male un paio di volte. Estranee a ogni considerazione di questo tipo sono quelle ragazze, poche fortunatamente, che ti attaccano con la più vile delle ginocchiate orchiclastiche”. “Non ti seguo più”. “Forse perché non conosci la storia del dirupo”. “Eh?” “Quello che volevo dire, in sintesi, è che tu sai che siamo entrambi ‘propensi’ a… e io no. Quindi per me è un rischio, per te una scommessa sicura. Sei tu ad averci messo troppo tempo”.
Silenzio.
“Teoria interessante, sai che forse hai ragione?”

mercoledì 20 giugno 2012

Il dotto biliare di Tizio

Contro l'Incomunicabilità con cui giustificavi tutto
mi sono proposto di scrivere per te la mia biografia
e citando l'ennesima canzone ti domandavo
se sarebbe rimasta fuori dai libri di psichiatria.
Vuoi davvero sapere del mio figlio immaginario di nove anni, quasi dieci?
o del mio viaggio ad Amsterdam volando con lei
fuggendo da lei, la marionetta?
Sei sicura di voler sentire delle mie migliori amiche
sparite per il mondo a piantare semi neri in città straniere
e perché sono fatte così?
O di mio padre che col telefono copre 400 metri
e distanze infinite con il baseball?
Vuoi che ti racconti la paura inscenata dai suoi occhi
nel vedere il sangue rappreso da poco
sotto le bende, sotto le coperte?
E la paura di lei che tutti i giorni
si alza e va in cerca dell'amore
e quel giorno aveva trovato le mie intenzioni
e non trovava me?
E delle telefonate di quella che parla come te
alle tre di notte, e della mia rabbia contro di lei
e di quel bacio sulla spiaggia,
uno dei più belli che si vedranno mai,
che diresti?
E riusciresti a capire?
Ché l'Incomunicabilità, armatura di cui ti vesti,
è sempre dietro l'angolo.
È il male della nostra esistenza
l'illusione che tiene in vita
le nostre vite cibernetiche.
E te Le dai un'esagerata importanza
come una scoperta straordinaria
come una scusa per la ritirata
e abbatti la mia felicità frivola
che mi avevi appena donata.
E quindi non ti ho detto delle mie giornate
uccise dai minuti lenti spinti dai secondi
non ti ho detto di quelle cose
che qualcuno ha chiamato errori
e per questi non mi sono giustificato.
E tu vuoi sapere
e di te non dici niente.
Mi fai diventare il dotto biliare di Tizio.

martedì 14 febbraio 2012

Il postino a San Valentino


Avevo così tante donne in quel periodo che, per razionare meglio le varie idee “romantiche”, mi ero creato un percorso di eventi, un modello diciamo, da riprodurre con ognuna. In ogni caso non è di questo che voglio parlare. 

Avevo così tante donne in quel periodo, e in quel periodo arrivò il giorno di San Valentino. Così non sapendo chi scegliere da portare fuori, decisi che chi per primo avesse suonato alla porta, sarebbe stato mio ospite a cena. Alla fine mi ritrovai nel ristorante a lume di candela con il postino. Sono un uomo di parola. 

Il giorno dopo mi svegliai tardi, che al termine della serata il postino ed io c’eravamo presi una gran ciucca. Uomo di poche parole lui, ma gran bevitore, cosa che lo rendeva in automatico un discreto compagno di bevuta, che sarebbe potuto migliorare se avesse lavorato di più sul dialogo. 

E un giorno iniziò a parlare, non poche parole di servizio o qualche vocalizzo di assenso come al solito, ma un discorso vero e proprio, che sembrava essere stato covato da un lungo pensiero. Iniziò con “Ascolta”, come un boato e la sorpresa richiamò l’attenzione del silenzio e il vuoto si avvicinò tutto intorno a sentire. Quell’ “Ascolta” risuonò quasi per dieci volte e non per causa dell’eco, era lui che lo ripeteva. E via così, ogni prima parola di ogni frase, di quel discorso assurdo aveva la sua eco. “Ecco perché non parlava” mi ripetevo in testa pensando sopra le parole del suo discorso, che sicuramente doveva essere importante per essere venuto fuori con uno scoppio.  Così pensando non avevo ascoltato nessuna parola nonostante fossi stato avvertito per dieci volte all’inizio. Inoltre il vino aveva cancellato la maggior parte dei ricordi, e della serata di San Valentino mi era rimasta solo una forte eco nella testa. 

Insomma: mi svegliai tardi. Caffè. Ancora non era partita la locomotiva della moka e mi accorsi che avevo ricevuto un numero di messaggi che il mio cellulare non poteva sopportare e quindi lampeggiava in cerca di aiuto. Leggendo quel fiume di messaggi conditi con varie maledizioni, che stranamente terminavano quasi tutte con malauguri alla salute della mia erezione, il caffè uscì.  Ne dovevo leggere ancora qualcuno e avevo ancora un po’ di caffè da bere quando mi resi conto che fra i vari mittenti ne mancavano un paio: le solite, l’orgoglio o chissà cosa le dominava e così le loro parole avrebbero aspettato la sera, quando la stanchezza e il tarlo del pensiero le avrebbe liberate dall’autocontrollo e il tempo rese ancora più aspre.

Avevo tante donne in quel periodo ed erano tutte incazzate con me. Che già averne una incazzata è un bel guaio e io ero assediato da un piccolo esercito: la mia fantasia dovette fare gli straordinari ad inventare qualche trucco per farmi perdonare. Misi tutte le idee che mi vennero, alcune geniali, su un foglio, presi una busta da lettere e ce lo piegai dentro, sopra la busta  scrissi “Piano B” e la chiusi in un cassetto.

Alla fine riuscii a farmi assolvere impiegando un buon numero di energie fisiche ed economiche… maledetto postino che ora è un ottimo compagno di bevute con l'eco.

giovedì 2 febbraio 2012

La bolletta del telefono.

L'amore a 7 mega
quando va bene;
l'amore a 20 euro al mese
ogni giorno
tutto il giorno
ad inventare scuse
che mi fanno ridere.

Le tue mura le vedo
su un 29 pollici a tubo
alte un quarto
della distanza Terra-Luna
che arrivano a dividere
il mio cielo
dal tuo cielo
e che di notte
diventano leggermente trasparenti
da farmi intravedere
la tua luna e le tue stelle

Saprei dire di più
ma il mio pensiero
è bloccato che
non ricordo neanche chi sei.

sabato 20 agosto 2011

Puro movimento

"Sei dimagrito. Guarda: manca un pezzo di te, almeno venti chili."
"Giusto il tuo peso."

Vieni via con me.
Non ci siamo scambiati niente; è per questo che dovremmo stare cinquant'anni insieme per poi dirci: "Ci siamo scambiati la vita".
Vieni via con me, quando avremo sete ci fermeremo.
Sai che io posso vedere il futuro? non ci credi?! e come pensi che potrei vivere le mie giornate se non sapessi che un giorno tornerai da me!?
Vieni via con me, quando avremo sete ci fermeremo a comprare dei fiori.
Sai cambiare il colore delle cose, mi hai detto. Ti serve solo una lavatrice. Poi hai aggiunto, con malinconia e lo sguardo perso lontano, che non sei mai riuscita ad andare oltre al grigio col nero.
E allora vieni via con me, quando avremo sete ci fermeremo a comprare dei fiori, che la birra l'abbiamo portata da casa.
Vieni via con me e illudimi come un bambino. Fammi dimenticare. Nascondimi e non farmi capire che fra qualche giorno le nostre pelli saranno invecchiate. Lasciami a pensare se sono le stelle che tengono su il cielo, o se sia il cielo a sorreggerle. Fammi chiudere gli occhi e fammi dimenticare. Perché questa non è una tendenza ma è puro movimento.

Di più di un bacio.

A volte penso che ogni bacio che ti ho dato sarebbe dovuto essere di più:
avrei dovuto darti un bacio sulla testa per i tuoi ricci;
un bacio sulla tua fronte per la tua mente;
uno sulle labbra per il tuo viso e per la tua bocca e le sue parole;
un bacio sul tuo seno per il tuo corpo;
un bacio sulla pancia per... ;
un bacio sul tuo sesso per il nostro sesso;
e uno sui tuoi piedi perché non lo sopporti.