Avevo così tante donne in quel periodo che, per razionare
meglio le varie idee “romantiche”, mi ero creato un percorso di eventi, un
modello diciamo, da riprodurre con ognuna. In ogni caso non è di questo che
voglio parlare.
Avevo così tante donne in quel periodo, e in quel periodo
arrivò il giorno di San Valentino. Così non sapendo chi scegliere da portare
fuori, decisi che chi per primo avesse suonato alla porta, sarebbe stato mio
ospite a cena. Alla fine mi ritrovai nel ristorante a lume di candela con il
postino. Sono un uomo di parola.
Il giorno dopo mi svegliai tardi, che al termine della
serata il postino ed io c’eravamo presi una gran ciucca. Uomo di poche parole
lui, ma gran bevitore, cosa che lo rendeva in automatico un discreto compagno
di bevuta, che sarebbe potuto migliorare se avesse lavorato di più sul dialogo.
E un giorno iniziò a parlare, non poche parole di servizio o
qualche vocalizzo di assenso come al solito, ma un discorso vero e proprio, che
sembrava essere stato covato da un lungo pensiero. Iniziò con “Ascolta”, come
un boato e la sorpresa richiamò l’attenzione del silenzio e il vuoto si
avvicinò tutto intorno a sentire. Quell’ “Ascolta” risuonò quasi per dieci
volte e non per causa dell’eco, era lui che lo ripeteva. E via così, ogni
prima parola di ogni frase, di quel discorso assurdo aveva la sua eco. “Ecco
perché non parlava” mi ripetevo in testa pensando sopra le parole del suo
discorso, che sicuramente doveva essere importante per essere venuto fuori con
uno scoppio. Così pensando non avevo
ascoltato nessuna parola nonostante fossi stato avvertito per dieci volte all’inizio.
Inoltre il vino aveva cancellato la maggior parte dei ricordi, e della serata
di San Valentino mi era rimasta solo una forte eco nella testa.
Insomma: mi
svegliai tardi. Caffè. Ancora non era partita la locomotiva della moka e mi
accorsi che avevo ricevuto un numero di messaggi che il mio cellulare non
poteva sopportare e quindi lampeggiava in cerca di aiuto. Leggendo quel fiume
di messaggi conditi con varie maledizioni, che stranamente terminavano quasi tutte
con malauguri alla salute della mia erezione, il caffè uscì. Ne dovevo leggere ancora qualcuno e avevo
ancora un po’ di caffè da bere quando mi resi conto che fra i vari mittenti ne
mancavano un paio: le solite, l’orgoglio o chissà cosa le dominava e così le
loro parole avrebbero aspettato la sera, quando la stanchezza e il tarlo del
pensiero le avrebbe liberate dall’autocontrollo e il tempo rese ancora più aspre.
Avevo tante donne in quel periodo ed erano tutte incazzate con me.
Che già averne una incazzata è un bel guaio e io ero assediato da un piccolo
esercito: la mia fantasia dovette fare gli straordinari ad inventare qualche
trucco per farmi perdonare. Misi tutte le idee che mi vennero, alcune geniali, su un foglio, presi una busta
da lettere e ce lo piegai dentro, sopra la busta scrissi “Piano B” e la chiusi in un cassetto.
Alla fine riuscii a farmi assolvere impiegando un buon
numero di energie fisiche ed economiche… maledetto postino che ora è un ottimo compagno di bevute con l'eco.
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