mercoledì 20 giugno 2012

Il dotto biliare di Tizio

Contro l'Incomunicabilità con cui giustificavi tutto
mi sono proposto di scrivere per te la mia biografia
e citando l'ennesima canzone ti domandavo
se sarebbe rimasta fuori dai libri di psichiatria.
Vuoi davvero sapere del mio figlio immaginario di nove anni, quasi dieci?
o del mio viaggio ad Amsterdam volando con lei
fuggendo da lei, la marionetta?
Sei sicura di voler sentire delle mie migliori amiche
sparite per il mondo a piantare semi neri in città straniere
e perché sono fatte così?
O di mio padre che col telefono copre 400 metri
e distanze infinite con il baseball?
Vuoi che ti racconti la paura inscenata dai suoi occhi
nel vedere il sangue rappreso da poco
sotto le bende, sotto le coperte?
E la paura di lei che tutti i giorni
si alza e va in cerca dell'amore
e quel giorno aveva trovato le mie intenzioni
e non trovava me?
E delle telefonate di quella che parla come te
alle tre di notte, e della mia rabbia contro di lei
e di quel bacio sulla spiaggia,
uno dei più belli che si vedranno mai,
che diresti?
E riusciresti a capire?
Ché l'Incomunicabilità, armatura di cui ti vesti,
è sempre dietro l'angolo.
È il male della nostra esistenza
l'illusione che tiene in vita
le nostre vite cibernetiche.
E te Le dai un'esagerata importanza
come una scoperta straordinaria
come una scusa per la ritirata
e abbatti la mia felicità frivola
che mi avevi appena donata.
E quindi non ti ho detto delle mie giornate
uccise dai minuti lenti spinti dai secondi
non ti ho detto di quelle cose
che qualcuno ha chiamato errori
e per questi non mi sono giustificato.
E tu vuoi sapere
e di te non dici niente.
Mi fai diventare il dotto biliare di Tizio.

martedì 14 febbraio 2012

Il postino a San Valentino


Avevo così tante donne in quel periodo che, per razionare meglio le varie idee “romantiche”, mi ero creato un percorso di eventi, un modello diciamo, da riprodurre con ognuna. In ogni caso non è di questo che voglio parlare. 

Avevo così tante donne in quel periodo, e in quel periodo arrivò il giorno di San Valentino. Così non sapendo chi scegliere da portare fuori, decisi che chi per primo avesse suonato alla porta, sarebbe stato mio ospite a cena. Alla fine mi ritrovai nel ristorante a lume di candela con il postino. Sono un uomo di parola. 

Il giorno dopo mi svegliai tardi, che al termine della serata il postino ed io c’eravamo presi una gran ciucca. Uomo di poche parole lui, ma gran bevitore, cosa che lo rendeva in automatico un discreto compagno di bevuta, che sarebbe potuto migliorare se avesse lavorato di più sul dialogo. 

E un giorno iniziò a parlare, non poche parole di servizio o qualche vocalizzo di assenso come al solito, ma un discorso vero e proprio, che sembrava essere stato covato da un lungo pensiero. Iniziò con “Ascolta”, come un boato e la sorpresa richiamò l’attenzione del silenzio e il vuoto si avvicinò tutto intorno a sentire. Quell’ “Ascolta” risuonò quasi per dieci volte e non per causa dell’eco, era lui che lo ripeteva. E via così, ogni prima parola di ogni frase, di quel discorso assurdo aveva la sua eco. “Ecco perché non parlava” mi ripetevo in testa pensando sopra le parole del suo discorso, che sicuramente doveva essere importante per essere venuto fuori con uno scoppio.  Così pensando non avevo ascoltato nessuna parola nonostante fossi stato avvertito per dieci volte all’inizio. Inoltre il vino aveva cancellato la maggior parte dei ricordi, e della serata di San Valentino mi era rimasta solo una forte eco nella testa. 

Insomma: mi svegliai tardi. Caffè. Ancora non era partita la locomotiva della moka e mi accorsi che avevo ricevuto un numero di messaggi che il mio cellulare non poteva sopportare e quindi lampeggiava in cerca di aiuto. Leggendo quel fiume di messaggi conditi con varie maledizioni, che stranamente terminavano quasi tutte con malauguri alla salute della mia erezione, il caffè uscì.  Ne dovevo leggere ancora qualcuno e avevo ancora un po’ di caffè da bere quando mi resi conto che fra i vari mittenti ne mancavano un paio: le solite, l’orgoglio o chissà cosa le dominava e così le loro parole avrebbero aspettato la sera, quando la stanchezza e il tarlo del pensiero le avrebbe liberate dall’autocontrollo e il tempo rese ancora più aspre.

Avevo tante donne in quel periodo ed erano tutte incazzate con me. Che già averne una incazzata è un bel guaio e io ero assediato da un piccolo esercito: la mia fantasia dovette fare gli straordinari ad inventare qualche trucco per farmi perdonare. Misi tutte le idee che mi vennero, alcune geniali, su un foglio, presi una busta da lettere e ce lo piegai dentro, sopra la busta  scrissi “Piano B” e la chiusi in un cassetto.

Alla fine riuscii a farmi assolvere impiegando un buon numero di energie fisiche ed economiche… maledetto postino che ora è un ottimo compagno di bevute con l'eco.

giovedì 2 febbraio 2012

La bolletta del telefono.

L'amore a 7 mega
quando va bene;
l'amore a 20 euro al mese
ogni giorno
tutto il giorno
ad inventare scuse
che mi fanno ridere.

Le tue mura le vedo
su un 29 pollici a tubo
alte un quarto
della distanza Terra-Luna
che arrivano a dividere
il mio cielo
dal tuo cielo
e che di notte
diventano leggermente trasparenti
da farmi intravedere
la tua luna e le tue stelle

Saprei dire di più
ma il mio pensiero
è bloccato che
non ricordo neanche chi sei.